VERONA – La Sicilia, gioiello mediterraneo baciato dal sole, incanta non solo per le sue spiagge mozzafiato e il suo ricco patrimonio culturale, ma anche per la sua continua attenzione nel mondo del vino: quest’Isola, al crocevia delle civiltà antiche, ha una storia vinicola ricca e affascinante che si riflette nei suoi paesaggi mozzafiato e nei suoi vini di carattere.
Tutte peculiarità messe in mostra nel padiglione 2 del Vinitaly che pone al centro la grande attenzione verso il vino italiano, uno dei simboli più forti del made in Italy nel mondo, settore che vale 14 miliardi di euro alla produzione e 7,8 miliardi di export 2023, prima voce della bilancia commerciale agroalimentare italiana, con 530.000 aziende e 870.000 lavoratori, “medium” dei territori, per il legame che ha con la storia, le comunità, la cultura e la natura, dove secondo le previsioni, nel 2024, attirerà 12 milioni di enoturisti per un fatturato stimato di 2,5 miliardi.
Numeri e prospettive dove la Sicilia del vino si inserisce di diritto tra i top player italiani con l’Etna e i suoi vini. Si è conclusa così la terza giornata della kermesse veronese, oltre 80 degustazioni per un viaggio alla scoperta di tutta l’Italia enoica e con uno sguardo aperto sul mondo: “La nostra Isola offre un panorama enologico davvero variegato e di altissima qualità ma è innegabile che oggi l’Etna è la nostra punta di diamante – racconta Graziano Nicosia che insieme al resto della famiglia guida una delle aziende più storiche della Sicilia -. Carricante e Nerello Mascalese hanno una forte identità che si manifesta al massimo solo sul vulcano ed hanno un potenziale di invecchiamento che li rende affascinanti e godibili anche dopo molti anni dalla vendemmia”. Una crescita straordinaria per un territorio che nel 2007 contava meno di 20 aziende e che oggi si mette in mostra al Vinitaly, un’importante finestra oltre confine, con occhio di riguardo alle sfide attuali e del futuro di un mercato in continuo divenire.
Qui si sono ritagliati uno spazio anche giovani produttori come Antonino Oddo, al suo primo Vinitaly con l’azienda di famiglia: “È una grande scommessa oggi giunta al terzo anno – sottolinea Oddo della cantina Giovinco – abbiamo iniziato proprio dall’Etna che oggi è un traino importante anche la per la nostra cantina che si trova sul lato occidentale dell’isola. C’è tanta attenzione per i giovani e per le novità, è un mondo di grande contemporaneità e sempre in continuo rinnovamento senza mai perdere i principi cardini della viticoltura ”.
Carricante, Catarratto, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio sono i protagonisti di circa 400 aziende agricole che insistono sul territorio e offrono un racconto nuovo e diverso della Sicilia del vino ma all’interno del calendario delle degustazioni del 56° Vinitaly spazio dedicato anche alle altre varietà importanti dell’Isola, Grillo e Nero d’Avola su tutti senza dimenticare l’incredibile patrimonio delle altre uve siciliane: “Parlare di Vitrarolo, questa varietà autoctona dimenticata, significa parlare delle radici storiche del nostro territorio – raccontano i produttori Bruno e Federica Fina – la storia dell’evoluzione dell’enologia siciliana partita con Diego Planeta continua, è un vitigno interessantissimo non paragonabile ad altri vitigni autoctoni siciliani, è resistente, matura ai primi di settembre, ha un colore intenso e può evolvere sia in legno che in una bottiglia di pronta beva”.
Attualmente il Vitrarolo è coltivato su duemila mq di terreno che hanno prodotto 20 quintali di uva per la produzione di 1.600 bottiglie ma sono diverse le varietà sulle quali sta scommettendo la Sicilia del vino: “Questa è un’Isola straordinaria, ha storia e futuro e si produce vino dal mare fino alle vette della viticoltura – sottolinea Filippo Mazzei Ceo Marchesi Mazzei in Toscana che in Sicilia ha l’azienda Zisola a Noto – oggi è una terra che accoglie chi vuole investire e questo sta avvenendo non solo sul turismo e in altri settori ma anche nel mondo dell’agricoltura”. Sono diversi, in effetti, i cittadini del mondo che hanno scelto la più grande isola del mediterraneo per sviluppare nuovi progetti, alcuni dei quali nati proprio da chiacchiere al Vinitaly.
Una fiera che in questa edizione sta confermando il suo ruolo e mantiene salda la sua radice nella tradizione vinicola italiana, offrendo ai visitatori l’opportunità di assaggiare alcuni dei migliori vini provenienti anche dalla Sicilia e rappresentanti la ricchezza e la diversità di questo straordinario patrimonio enologico.