CATANIA – Il documento è stato preparato per tempo. Ascoltando in sede di commissione il presidente della associazione Difesa e giustizia, l’avvocato Massimo Ferrante, per farsi aiutare nella stesura della mozione. Il Consiglio comunale ha presentato e approvato un atto che impegna l’amministrazione comunale a farsi promotrice e portavoce presso il Governo nazionale, della volontà espressa dai consiglieri di migliorare la legislazione a sostegno della lotta contro la violenza sulle donne.
La mozione, alla quale ha lavorato alacremente l’ottava commissione consiliare ai servizi sociali, presieduta dal consigliere Sebastiano Anastasi, è stata presentata e approvata nel corso della seduta di mercoledì sera. Un atto concreto, dunque, per non lasciare che il 25 novembre sia solo una data sul calendario. Come spiega Anastasi. “Siamo consapevoli di non avere alcun potere legislativo – commenta il capogruppo di Grande Catania – ma abbiamo comunque voluto esprimere la nostra posizione, coinvolgendo ufficialmente l’amministrazione per fare da pungolo nei confronti del Governo”.
La mozione indica alcuni elementi sui quali intervenire per garantire maggiore efficacia alle norme ideate per proteggere le donne e aiutarle di fronte un caso di violenza. “L’omicidio di Vanessa, ci ha spinto a una nuova riflessione – spiega l’avvocato Ferrante. C’è un duplice problema – aggiunge – o i protocolli non funzionano o qualcuno non comprende gli indici di gravità della situazione. I tribunali e le forze dell’ordine sono più preparati e attenti oggi – prosegue – esiste un protocollo elaborato dalla procuratrice Scavo, ma occorre fare di più”.
Eliminando o riducendo i tempi morti, ad esempio. “Per una persona sottoposta a minacce, vessazioni, messaggi, la misura del tempo si misura in angoscia e terrore – continua l’avvocato -. Occorrono per questo modifiche per eliminare gli spazi vuoti all’interno dei quali si inseriscono le tragedie”.
Anche il ruolo dell’avvocato andrebbe rivisto e, in questa direzione, si muove la mozione che prevede, infatti, “l’approvazione di nuove modalità di presentazione della richiesta di misura cautelare al Giudice per le Indagini Preliminari, attribuendo tale facoltà anche all’Avvocato difensore che, in ossequio ai poteri assegnati dal codice di procedura penale e dalle norme sulle Indagini Difensive, possa avanzare richiesta previo parere obbligatorio ma non vincolante al Pubblico ministero titolare dell’indagine” – si legge nell’atto.
Più controlli verso i violenti. Prevede anche questo il documento approvato dal Consiglio: “Per i soggetti gravemente indiziati per i delitti e comunque a cui sia stata applicata una misura cautelare non carceraria – si legge – si prevede che vengano sottoposti, per un periodo da due mesi a un anno, a sanzioni amministrative (sospensione della patente, della licenza di porto d’armi ecc), e un percorso obbligatorio del presunto reo presso il Centro di salute mentale territorialmente competente”.