VITTORIA – “Abbiamo scommesso sull’articolo 27 della Costituzione anche per migliorare la sicurezza collettiva e perciò abbiamo deciso di investire nel reinserimento sociale dei detenuti, adulti e minorenni, degli ex detenuti e di chi sconta la pena all’esterno del carcere” – ciò è quanto ha detto il sindaco di Vittoria, Francesco Aiello. L’amministrazione comunale di Vittoria attraverso un protocollo d’intesa con il “Uepe” (Ufficio per l’esecuzione penale esterna) di Ragusa vuole affidare i processi di reinserimento sociale a progetti di riabilitazione che rafforzino quelli già sperimentati e ne promuovano di nuovi.
L’accordo prevede l’apertura di uno spazio di prossimità, che possa consentire il “riconoscimento sociale” del fenomeno declinato anzitutto attraverso un’interlocuzione istituzionale che consenta di elaborare e sperimentare progetti per soluzioni operative e culturali su temi di assoluta rilevanza sociale, quali sicurezza e reinserimento di soggetti autori di reati.
“Dal riconoscimento sociale devono infatti passare i percorsi di socializzazione – ha continuato il sindaco – da quelli avviati durante la detenzione fino a quelli attivati attraverso misure penali non detentive e verso soluzioni che consentano di “tagliare i ponti” con il passato mediante il reinserimento in un contesto sociale diverso da quello precedente. Il percorso che si intende intraprendere è anche quello di costruire politiche di sicurezza che passano attraverso la costruzione di una comunità territoriale e istituzionale informata e che ha tutto l’interesse ad un’esecuzione penale operosa e aperta all’esterno, oltre che, ovviamente, rispettosa della dignità delle persone e dei loro diritti fondamentali”.
“Prendendo le distanze da una politica miope, prigioniera di pregiudizi e luoghi comuni – ha detto dal canto suo l’assessore alle Politiche del lavoro, Giuseppe Fiorellini -, che rincorre consensi cavalcando e amplificando le paure collettive, scegliamo la prospettiva del reinserimento sociale di chi a diverso titolo abbia avuto a che fare con la giustizia penale, sapendo che questa è la prospettiva giusta e non quella facile, oltre a rappresentare un preciso dovere per la sicurezza della nostra comunità. Offrire un’altra chance a chi ha commesso errori, infatti, oltre a rappresentare un’opportunità per chi intenda affrancare sé stesso e la propria famiglia dall’unico futuro che gli appare possibile, ossia delinquere, rappresenta un pezzo fondamentale delle politiche della sicurezza”.
Queste sono le azioni più rilevanti previste dal protocollo: realizzare un programma condiviso di azioni finalizzate al contrasto delle forme di criminalità più diffuse nel territorio, coinvolgendo la rete del terzo settore e le realtà produttive sensibili all’accoglienza della diversità, con l’obiettivo di costruire una rete di risorse e servizi che accolgano e promuovano il recupero dei cittadini coinvolti nel circuito penale che abbiano aderito ad un progetto riparativo. Si vuole attivare uno sportello di prossimità dell’Uepe e del Comune di Vittoria, con funzione di presidio, allo scopo di garantire, alle persone sottoposte a misure o sanzioni di comunità, domiciliate nel territorio, la possibilità di ricevere il supporto del servizio sociale dell’Uepe con ravvicinata frequenza; predisporre le condizioni affinché le persone in esecuzione penale siano responsabilizzate, mediante azioni riparatorie (volontariato ed altre attività ritenute idonee), verso le vittime dirette o indirette dei reati accertati o verso la collettività offesa dal fatto criminoso e danneggiata dalla rottura del patto sociale di pacifica convivenza.
Inoltre, si vuole realizzare attività di analisi dei bisogni sociali nel contesto di riferimento e per la progettazione di interventi finalizzati alla prevenzione primaria e secondaria della devianza, mediante il sostegno alle persone che, nel corso della presa in carico, evidenzino, anche all’interno dei loro nuclei familiari, disagio correlato a povertà, abbandono scolastico, disoccupazione, sfruttamento lavorativo, violenza intra-familiare, sofferenza psichica e ad ogni altra condizione di privazione dei mezzi per il mantenimento del loro benessere sociale.
Infine, l’intento è anche quello di pianificare azioni di sensibilizzazione nei confronti della comunità locale rispetto alla funzione sociale del sostegno e del reinserimento di persone in esecuzione penale che abbiano aderito ad un programma di riparazione.