Pil Sicilia in risalita, previsioni attendibili? L'analisi di Confindustria - QdS

Pil Sicilia in risalita, previsioni attendibili? L’analisi di Confindustria

Pil Sicilia in risalita, previsioni attendibili? L’analisi di Confindustria

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domenica 28 Novembre 2021

Alessandro Albanese, presidente Confindustria Sicilia: “Verificare prima quali fattori hanno effettive ricadute sull’economia”

Previsioni più che rosee per il Pil Sicilia. Almeno così leggiamo nelle previsioni del Governo regionale per il triennio 2022-2024 che tengono conto delle più recenti proiezioni sullo stato dell’economia.

Alessandro Albanese, presidente Confindustria Sicilia, insieme al Quotidiano di Sicilia, propone un’analisi della situazione e sulle previsioni attuali per l’economia dell’Isola.

“Se questa previsione la
prendiamo come augurio e come auspicio siamo contentissimi, ma si tratta
appunto di un augurio. Sulla stima del Pil, fatta dalla Regione, bisogna
verificare una serie di cose. Ad esempio, sappiamo bene che il nostro Pil
dipende anche dalla produzione degli idrocarburi e la fanno da padrona le
grandi raffinerie che abbiamo.

Se aumenta il prezzo
dell’idrocarburo, è normale che aumenti il Pil, quello quantomeno prodotto e
calcolato in Sicilia. Non vorrei che questa proiezione fosse drogata più dagli
aumenti, cioè dall’aspetto finanziario che da un aspetto meramente produttivo.

Ma se il valore viene calcolato
finanziariamente, con l’aumento che c’è per ora delle materie prime, e con
quelle che vengono prodotte in Sicilia che sono quasi esclusivamente
idrocarburi, che partecipano al Pil, potremmo avere un effetto appunto drogato.
Per il resto mi sembra che la proiezione sia leggermente al di sopra per ora di
quello che noi rileviamo.

Vero è che abbiamo avuto in
taluni campi, come in quello dell’edilizia, grazie alle formule dell’ecobonus,
una spinta notevole. Qualche decimale personalmente però lo limerei, le stime
andrebbero fatte con prudenza, andando a verificare se i fattori che provocano
l’aumento del Pil (vedi idrocarburi) possano avere o meno una ricaduta
sull’economia siciliana”.

Dal Pnrr arriveranno, secondo
lei, tutte le risposte?

“Per quanto riguarda i fondi che
deriveranno dal Pnrr ancora mi sembra che non ci siano delle idee chiare, non
solo in Sicilia ma anche nelle altre regioni, con una pianificazione già
definita. Sappiamo purtuttavia che ci sono una serie di opere che sono state
ripescate, che vanno sicuramente fatte, ma che potrebbero non avere questa ricaduta
forte.

Ad esempio c’è stata la
presentazione del treno ‘freccia bianca’, che porta un maggiore comfort ma
impiega sempre lo stesso tempo, tre ore e mezza, cosa impensabile. Dobbiamo
batterci per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera utile ai fini di
produzione del prodotto interno lordo, perché riduce i tempi di percorrenza,
favorisce il turismo e ci avvicina di più all’Europa.

Quello su cui ci giochiamo gran parte dello sviluppo futuro è la defiscalizzazione degli oneri sociali. Riuscire a dare maggiore competitività abbassando gli oneri contributivi e mettendo più soldi in tasca dei lavoratori significa dare un doppio slancio: uno alle imprese e l’altro ai lavoratori, che così avrebbero maggior capacità di spesa.

Invece lo Stato ha bloccato le assunzioni nella Pubblica amministrazione, impedendo il rinnovo generazionale, la creazione di nuovi progetti, ma allo stesso tempo presenta opportunità di ottenere finanziamenti per la realizzazione di infrastrutture (per le quali servono i progetti): sembra una manovra fatta apposta per lasciare ancora più indietro le regioni già penalizzate come la Sicilia”.

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