Processo "Ruby bis": il pg chiede pena più aspra per Emilio Fede - QdS

Processo “Ruby bis”: il pg chiede pena più aspra per Emilio Fede

Processo “Ruby bis”: il pg chiede pena più aspra per Emilio Fede

mercoledì 23 Settembre 2015
ROMA -Rigetto dei ricorsi di Emilio Fede e Nicole Minetti e annullamento con rinvio della sentenza di appello “limitatamente all’esclusione della responsabilità di Fede per il reato di prostituzione minorile”.
Queste le richieste del procuratore generale della Cassazione al termine della sua requisitoria nell’udienza del processo Ruby bis davanti alla terza sezione penale della Suprema Corte.
 “L’età di Ruby non è un aspetto secondario. Se Fede è il dominus l’introduzione di Ruby in quel contesto senza conoscerne l’età mi sembra contraddittorio”. Lo ha detto il procuratore generale della Cassazione Ciro Angelillis nel corso della requisitoria per il processo Ruby bis davanti alla terza sezione penale della Suprema Corte al termine della quale ha chiesto un inasprimento della condanna per Emilio Fede che, a suo giudizio, va riconosciuto responsabile anche del reato di prostituzione minorile in relazione alle cene di Arcore nella villa dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
“Fede era il dominus di questa organizzazione”, ha detto il pg riferendosi al presunto “sistema prostitutivo” responsabile del reclutamento delle ragazze, “lui decide quando far uscire dai giri le ragazze, quando deve uscire di scena una di loro perché troppo invadente. E’ lui che interpreta l’umore di Berlusconi”.
Per il procuratore generale, inoltre, a spingere l’ex direttore del Tg4 c’è un “tornaconto”. “Fede”, ha detto il pg nella requisitoria, “non fa queste cose gratis, su questo punto la sentenza di secondo grado mi sembra sufficientemente motivata”.
Nella sua requisitoria, il procuratore generale della Cassazione ha anche descritto Fede come “consapevole di quali sono le ragazze e dei compensi che ricevono a seconda delle prestazioni che rendono”. “Le tessere di cui ha disposto la Corte di Appello” che ha condannato Emilio Fede e Nicole Minetti rispettivamente a 4 anni e 10 mesi e a tre anni, secondo il pg, erano “sufficienti per comporre il mosaico”.
“Le ragazze” presenti alle cene “erano disponibili verso l’intera gamma delle attività, di varia natura ma tutte riconducibili all’atto prostitutivo. Andavano là con il desiderio di essere scelte per il sesso, perché avrebbero guadagnato di più”. Secondo il pg dunque “gli elementi del reato ci sono”, ha detto anche il pg.

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