Dissociatore molecolare abolisce l’inceneritore - QdS

Dissociatore molecolare abolisce l’inceneritore

Dissociatore molecolare abolisce l’inceneritore

giovedì 30 Luglio 2009

Regione, subito un Piano dei rifiuti

A Peccioli (Pi) è stato installato ed inaugurato, il 29 maggio 2009, il primo impianto in Italia, denominato dissociatore molecolare dei rifiuti solidi urbani.
Si tratta di un impianto ad emissioni zero, di semplice gestione, in grado di gassificare i rifiuti  a bassa temperatura e senza bruciarli, ottenendo il syngas, gas pulito, pronto per essere utilizzato per la produzione di energia elettrica e calore. Dal processo produttivo si ottiene una piccola quantità di ceneri inerti, assimilabili a rifiuto solido urbano, ma anche materiali preziosi, recuperabili e riciclabili, quali metalli e vetri.
Quel piccolo impianto può trattare appena 5 tonnellate di rifiuti solidi urbani al giorno. Il processo di gassificazione discontinuo a bassa temperatura non consente la formazione di diossine e altre sostanze pericolose.
L’impianto di Peccioli (in località Legoli) è costato appena mezzo milione di euro, realizzato dalla Belvedere Spa. Con questo processo i rifiuti vengono trasformati in energia e vengono recuperate le parti nobili e le discariche mantengono inalterati i volumi.

Il dissociatore molecolare è un sistema utilizzato per lo smaltimento di rifiuti, il cui trattamento è di tipo termo-chimico. Scompone le sostanze organiche trasformandole in gas. I rifiuti vengono trattati in camera stagna in cui vi è il controllo della quantità di aria immessa. Si procede alla disgregazione dei rifiuti solidi, senza che essi siano stati preventivamente raccolti in modo differenziato.

 
La questione dei rifiuti, soprattutto nel Mezzogiorno, è diventata scottante perché in questi ultimi trent’anni non è intervenuta nessuna innovazione di processo nella raccolta indifferenziata dei rifiuti e nel loro stoccaggio. Così non si è completato il cerchio che prevede il riciclaggio di quanto non viene adoperato, per farlo diventare materia prima ed energia. Un comportamento dissennato e imprevidente nelle regioni meridionali che, oltre al disastro nella sanità, hanno accumulato quello della spazzatura.
Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, accusa il Sud di avere sperperato oltre 100 miliardi di euro senza avere costruito infrastrutture. Delle due, l’una. O quei denari non sono mai arrivati, avendo preso le strade della corruzione politico-burocratico-imprenditoriale. Oppure sono arrivati, ma captati ed intercettati dallo stesso ceto prima indicato, colluso con la criminalità organizzata.
La dimostrazione è re ipsa. Se tali risorse fossero state effettivamente spese nel territorio, il tasso infrastrutturale non sarebbe così lontanto dalla media nazionale e lontanissimo da quello delle regioni del Nord.

La Regione siciliana ha il gravissimo problema dei rifiuti solidi urbani. Le discariche stanno arrivando al collasso, dei termovalorizzatori non è stata messa ancora la prima pietra, le Ato Spa hanno un miliardo di debiti, lo stato generale della pulizia nei 390 comuni è mediamente da terzo mondo. Ovviamente vi sono le eccezioni positive, ma costituiscono isole in un’Isola colma di rifiuti.
Gli assessori al ramo hanno il dovere di proporre al Governo regionale un progetto di rapida realizzazione per chiudere il ciclo dei rifiuti. Lo devono fare in tempi brevissimi, in seno alla riforma delle Ato Spa. Il cambio del modo di gestire la cosa pubblica in Sicilia dev’essere dimostrato da azioni concrete e di qualità, da eseguire con grande tempestività. I tempi morti sono la morte dei tempi.
Tutti i responsabili della Regione, delle nove Province, dei 390 Comuni, hanno l’obbligo etico e morale di trovare soluzioni alle questioni strutturali, rapidamente, eliminando gli ostacoli di tutti coloro che vogliono mantenere la Sicilia come una regione africana e non europea. Le risorse sono esigue e per ottenere i migliori risultati va addizionate la qualità che fino ad oggi è mancata.
A livello normativo, il dissociatore molecolare è parificato all’inceneritore. Qualunque altra informazione al riguardo, anche tecnica, può essere rilevata in wikipedia.it, l’enciclopedia su Internet.
Se quanto leggiamo corrisponde alla realtà dovrà essere verificato dai tecnici. In questa direzione l’assessore regionale al ramo farebbe bene a inviare una commissione per relazionargli sulla effettiva innovazione atta a realizzare  l’impianto.

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