“Sono due i problemi prioritari da affrontare. Quello all’Industria è uno degli assessorati con meno impiegati e sicuramente questo è uno svantaggio che si ripercuote sul lavoro ma soprattutto sul disbrigo pratiche. Il primo passo da fare, secondo le mie intenzioni, è dunque quello di rendere gli uffici pubblici regionali al servizio degli utenti, delle aziende e dei cittadini. Cambiare la prospettiva. L’impiegato regionale non deve essere più al centro del mondo, bensì lo devono essere le esigenze delle piccole e medie imprese, dei cittadini e degli utenti. Un altro fenomeno da ridimensionare è quello della regionalizzazione della maggior parte delle aziende. In passato le aziende siciliane in crisi sono state regionalizzate. Il risultato è quindi che la Regione Siciliana non ha soltanto il ruolo istituzionale ma anche quello di guida imprenditoriale. L’altro obiettivo, invece, sul quale lavorare è quello di creare uno sviluppo economico soprattutto a lungo termine, e programmare la riuscita delle nostre imprese per i prossimi 20 anni”.
“Il primo passo che dobbiamo fare è quello di valutare le piante organiche dei consorzi. Un costo elevato è quello per i tanti impiegati delle Asi, che spesso sono in più rispetto alle mansioni che ricoprono. Occorre mettere personale dove serve e se occorre. Inoltre bisogna che questi consorzi siano più funzionali. Infatti, uno degli aspetti negativi degli anni ‘80 fu quello di programmare l’urbanizzazione delle aree agricole. E i consorzi Asi rientrano in questo progetto di costruzione. Risultato è che adesso ci ritroviamo con capannoni in posti più o meno adeguati, alcuni vuoti altri pieni, alcuni funzionanti altri no. Dobbiamo quindi fare ruotare il business non sulla creazione ma sulla produttività delle aziende. Inoltre un altro dei problemi da risolvere è quello di ridurre al minimo l’ingerenza della politica sugli imprenditori. Se da un lato la Regione deve uscire da quelle che sono le gestioni dirette delle imprese siciliane, dall’altro gli imprenditori devono staccarsi dalla politica e ricoprire il ruolo a loro più adatto”.
“L’assessorato si sta attivando per rilevare una mappatura dell’intera Isola in modo da valutare quali sono i problemi e i disagi. Inoltre dobbiamo stabilire in percentuale le fonti di approvvigionamento. In pratica si deve capire quanta energia eolica è stata realizzata, quanta biomassa o quanto fotovoltaico è presente nel nostro territorio. Fatto questo, dobbiamo verificare quanta se ne produce e quanta ancora ne serve. Per realizzare questo studio è necessario però stabilire delle regole ben precise, che verranno pianificate istituendo diversi tavoli di lavoro.
“In più, velocizzeremo le procedure per dar seguito alle domande pervenuteci – circa 1.300 per i vari settori energetici – attraverso conferenze di servizi. La Sicilia sicuramente deve migliorare la rete energetica esistente, risolvere le strozzature ed adeguarsi a quelle che sono le nuove tecnologie. Le opere prioritarie saranno la Messina-Reggio Calabria e la Messina-Siracusa. Inoltre dobbiamo provvedere alla realizzazione di quella che viene definita l’alta velocità della luce. Bisogna specificare che l’ammodernamento della rete elettrica non graverà sui conti della Regione, ma per quanto ci riguarda sarà un’ attività burocratica. Sciolto anche questo nodo, otterremo uno sconto sul pagamento dell’energia”.
“Sicuramente uno degli obiettivi è quello di ridurre gli scarichi inquinanti delle nostre centrali. Intanto è stato firmato l’accordo tra la Regione Sicilia e l’Enel per il rigassificatore di Porto Empedocle e verificheremo che tipo di energia verrà utilizzata”.
“È già stata fatta la prima conferenza di servizio. Sono convinto che in questa zona ci siano dei problemi ambientali anche se ormai quella costa da un punto di vista ambientale è già degradata. Ma una grande opera in più piuttosto che in meno non credo cambi molto. Secondo degli studi di un’Università americana pare che tutto sia regolare. Dobbiamo valutare adesso il territorio dal punto di vista biologico-ambientale e sismico”.
“È stato approvato solo adesso, ma sicuramente si deve perfezionare e migliorare”.
“È scandaloso che le Ferrovie dello Stato non investono in Sicilia da 100 anni. Nell’Isola abbiamo una rete ferroviaria che è ancora quella che trasportava il sale, potrebbe essere ottima come rete ferroviaria turistica. Per lo sviluppo industriale è invece necessario avvicinare la Sicilia al resto dell’Europa a partire da un collegamento interno più veloce. è assurdo che da Palermo a Catania con il treno si impiegano 4 ore”.