Regione siciliana. Un esercito a spese dei contribuenti siciliani.
L’escamotage. La Resais, essendo una spa di natura industriale, può utilizzare gli ammortizzatori sociali e accompagna la fuoriuscita dal mondo del lavoro del personale in maniera molto più veloce.
Chiusura. In un primo momento si era previsto di chiudere la sua attività entro il 2020 con lo smaltimento di tutto il personale, ma con l’arrivo dei 50 ex Ente Fiera, si prevede uno slittamento di circa 30 anni.
C’è un prezzo che i contribuenti siciliani pagano per gli errori commessi della Regione e quel prezzo è quantificabile in una stima di circa 1 miliardo e 100 milioni di euro. Questa è la stima dei trasferimenti percepiti dal 1986 a oggi dalla Resais spa (acronimo per Risanamento Sviluppo e Attività Industriali Siciliane) partecipata della Regione, nata esclusivamente per inglobare tutto il personale confluito da società a totale partecipazione regionale miseramente fallite e scomparse. Nell’86 infatti, su volontà dell’allora presidente della Regione, Rino Nicolosi, nasce il primo riordino degli enti economici. Allora si decise di chiudere una serie di società regionali che non avevano gli effetti sperati. Da ricordare c’è infatti che a partire dagli anni 60 la Regione cercò di intraprendere alcune attività imprenditoriali tramite la Espi (l’ente siciliano per lo sviluppo industriale) che controllava aziende come il cotonificio siciliano (700 dipendenti), la Dagnino (400) e l’Imea (700). (
continua)