In realtà la situazione non appare completamente definita neanche all’interno della maggioranza di governo. “Il nuovo piano energetico della Regione siciliana – ha scritto in una interrogazione al governo Vincenzo Vinciullo, deputato regionale in forza al Pdl – prevedeva la realizzazione di nuovi parchi eolici per la produzione di energia elettrica con fonti alternative”.
Un ulteriore affondo è arrivato da una conferenza nazionale organizzata da Roberto Della Seta, capogruppo Pd in commissione ambiente, da Legambiente, dall’Associazione produttori energia da fonti rinnovabili (Aper), dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev) e da altre sigle ambientaliste. Nell’occasione Legambiente nazionale ha ribadito la posizione che Mimmo Fontana, rappresentante dell’associazione ambientalista per la Sicilia, ribadisce da tempo, reclamando più attenzione verso l’eolico per evitare il rischio di cadere nuovamente nel nucleare. Inoltre secondo Greenpeace e Kyoto Club la metà dell’obiettivo green Energy al 2020 si può coprire con l’eolico.
“Non ci sono delle regole chiare in tutto il territorio nazionale – ha precisato Oreste Vigorito, presidente Anev – ma ogni regione adotta delle proprie linee guida. Finora Puglia, Campania e Sicilia sono le regioni che si pongono ai primi posti per numeri d’impianti. Marche, Umbria e Sardegna, invece, sono quelle che hanno grandi potenzialità ma danno poche risposte”. Le uniche regole che hanno funzionato sono state quelle dei finanziamenti europei e dei certificati verdi che hanno permesso sonori guadagni agli investitori, senza che i siciliani ottenessero altrettanti benefici.
“A volte nel 70/80% dei casi – ha dichiarato Fabio Granata, vicepresidente commissione antimafia – le pale non sono neanche collegate alla rete elettrica”.