Interporto a Termini, ormai è un caso - QdS

Interporto a Termini, ormai è un caso

Rosario Battiato

Interporto a Termini, ormai è un caso

mercoledì 25 Luglio 2012

 Procedura in fase avanzata, ma occorre aggirare i divieti Ue sugli aiuti di Stato e accelerare l’iter. Dall’infrastruttura dipende la salvezza di un’intera area, che soffre per la chiusura dello stabilimento Fiat e il miraggio dell’auto

TERMINI IMERESE (PA) – Non c’è solo il futuro dell’ex polo Fiat ad angustiare il quotidiano dei lavoratori del Comune in provincia di Palermo, ma anche l’incertezza sul futuro interporto che dovrebbe costituire un passaggio infrastrutturale essenziale per lo sviluppo, e quindi l’occupazione, dell’intera area. Se ne è parlato durante i lavori dell’assemblea dei soci degli interporti siciliani riunita nei giorni scorsi. Sul caso aleggia comunque l’ombra del blocco dei cofinanziamenti Ue sulla Sicilia, oggetto di grande dibattito politico dentro e fuori i confini regionali.
 
«L’interporto di Termini Imerese è un’opera strategica per tutto il territorio, – ha spiegato Giovanni Avanti, presidente della provincia di Palermo – rappresenta non solo un’infrastruttura importante per lo sviluppo economico, ma può diventare anche una nuova occasione di occupazione per i tanti lavoratori dell’ex Fiat che potrebbero trovare utile collocazione». Il presidente ne ha parlato nel corso dell’assemblea dei soci della Società degli interporti siciliani, riunita nei giorni scorsi.
 
La procedura è in fase avanzata. «La Società degli interporti siciliani – ha proseguito – ha attivato tutte le procedure necessarie per la realizzazione dell’opera e per la futura gestione della struttura». Portare a compimento questa fase e cominciare i lavori è essenziale proprio in questa sfavorevole congiuntura economica.
 
«In questo momento di grave crisi e con le grandi incertezze legate alla riconversione dello stabilimento Fiat, – ha dichiarato – è necessario più che mai avere certezze sulla effettiva disponibilità delle risorse e sui prossimi passaggi». In ballo ci sono comunque i fondi Ue per le infrastrutture da recuperare e portare in Sicilia. L’assemblea ha, infatti, preso atto di una comunicazione dell’assessorato regionale delle Infrastrutture e della mobilità che, per evitare di incorrere nei divieti dell’Unione europea legati agli aiuti di Stato, deve ulteriormente approfondire ed integrare la documentazione necessaria, affinché l’opera, che dovrebbe essere finanziata attraverso il Po-Fesr, possa essere realizzata entro i termini previsti.
 
L’allarme su Termini era stato lanciato anche da Salvatore Iacolino, europarlamentare del Partito Popolare europeo, dopo lo stop di 600 milioni euro sancito dall’Ue a causa di criticità rilevate nella gestione dei fondi dalla Regione. La situazione è abbastanza complicata e lo stesso parlamentare, raggiunto telefonicamente dal Qds, auspicava un incontro in tempi brevi tra Roma e Palermo per agevolare la questione. Per quanto riguarda l’interporto di Termini Imerese, si legge nella nota diffusa da Iacolino, è necessario «imprimere una forte accelerazione all’istruttoria: dallo scorso novembre 2011, infatti, la Regione non ha ancora inviato la richiesta formale di co-finanziamento attraverso i fondi strutturali alla DG Affari Regionali e nemmeno la notifica sulla compatibilità con la legislazione europea sugli aiuti di Stato alla DG Concorrenza». Dal lavoro su questi temi dipende il futuro della Sicilia.
 
«Adesso i controlli sono molto più incisivi – ha concluso Iacolino – rispetto al passato e tutto questo rende problematica la proseguibilità delle singole procedure. Certo bisogna anche dire che qualche passo avanti si è registrato, anche grazie ai funzionari che hanno lavorato con grande intensità nei vari dipartimenti».
 

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