Bufera al Centro siciliano di fisica nucleare - QdS

Bufera al Centro siciliano di fisica nucleare

redazione

Bufera al Centro siciliano di fisica nucleare

venerdì 03 Agosto 2012

Rischio dimensionamento per l’Ente a causa dei tagli subiti con la riforma universitaria. UniCt e UniMe in grande difficoltà. Anche il Comune di Catania non versa le sue quote dal 2005 pur se inserite nel bilancio

CATANIA – Il Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia (CSFNSM) rischia, in una fase di grande operosità,  un  ridimensionamento delle  attività e del  livello occupazionale: «Ci vengono a mancare le risorse di base per il funzionamento dell’Ente. – spiega il prof. Sebastiano Albergo, direttore del Centro – Risultano drasticamente ridotte, in conseguenza ai  tagli subiti con la riforma universitaria, le quote di partecipazione delle Università di Catania e Messina.
 
Al contempo, il  Comune di Catania non versa  le sue quote di partecipazione dal 2005, pur se inserite nel  bilancio comunale. Così, in questi  ultimi anni,  il Centro ha potuto mantenere i propri livelli occupazionali e di qualità solo grazie all’aumentata quota di partecipazione della Provincia di Catania, che ad oggi supera l’80% degli stanziamenti istituzionali. Di contro, anche i contributi al CSFNSM  dell’Assessorato Regionale all’Istruzione hanno subito negli ultimi tre anni una riduzione dell’80%».   
L’inevitabile ridimensionamento del Centro Siciliano di Fisica Nucleare prevede il probabile dimezzamento del personale amministrativo e del numero di borsisti in attività.
Molti dei fisici catanesi, oggi ricercatori negli enti di ricerca o professori nelle università, sono stati a loro tempo borsisti di questo ente. Ma quello che ha reso unico, nei suoi quasi sessant’anni di esistenza,  il ruolo del CSFNSM è  stata la sua capacità di trasformare i finanziamenti ricevuti in risorse per il territorio:  basti ricordare l’acquisto, nel 1955, del primo acceleratore di ioni del meridione,  da cui è nata l’eccellenza dell’area scientifica catanese nel campo nucleare, o la fondazione negli anni Settanta del Laboratorio Nazionale del Sud, in convenzione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Università di Catania.
“Il ridimensionamento che subirà il nostro Centro giunge in un momento in cui continua ad esprimere iniziative di eccellenza internazionale. Non credo che siano molti in Italia gli enti scientifici che abbiano ricevuto commesse per  studi tecnologici da parte di istituzioni prestigiose come il MIT di Boston: negli ultimi due anni il contributo finanziario ricevuto dal MIT come contropartita per questi studi è stato pari a quello  ricevuto da parte della Provincia di Catania, nostro socio di maggioranza. Altri 200.000 euro di contributi europei arriveranno entro l’anno in seguito all’approvazione di un progetto scientifico su nuovi materiali e nanotecnologie, presentato dal CSFNSM lo scorso settembre  insieme al CNR ed alle Università di Catania, Messina e Palermo”.
L’appello conclusivo del Direttore del CSFNSM è rivolto al Sindaco del capoluogo etneo e all’Assessore Regionale all’Istruzione: «Catania e la Sicilia si pregiano di avere nel proprio territorio questa piccola ma prestigiosa istituzione scientifica. Si avvantaggiano inoltre della ricaduta economica  delle sue iniziative: in seguito alla nascita del Laboratorio Nazionale del Sud è stato creato un centinaio di posti di lavoro, tra dipendenti e indotto; altrettanti posti arriveranno presumibilmente dalla futura realizzazione della  Clinica di Adroterapia del Cannizzaro. Diminuire i contributi regionali, o mantenere congelate le somme che erano state messe a bilancio dal Comune nello scorso quinquennio,  probabilmente produrrà un piccolo vantaggio immediato di cassa a questi enti, certamente trascurabile rispetto alle mancate occasioni che il Centro Siciliano di fisica Nucleare e Struttura della Materia potrebbe invece continuare a dare al territorio».

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