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Sicilia, ancora in calo l’occupazione

Sicilia, ancora in calo l’occupazione

La situazione più drammatica a Enna, Siracusa e Ragusa, male i grandi centri urbani

PALERMO – La crisi preferisce il sud. Lo dicono i dati sull’occupazione del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro che hanno certificato come in 70 province il calo dell’occupazione dipendente andrà al di sotto della media nazionale (-1,1%). La metà di queste sono nel Meridione, dove spiccano le siciliane Enna, Ragusa e Siracusa che addirittura superano o si aggirano intorno al -3%.
Il Meridione potrebbe pagare la crisi con un terzo dei 130 mila posti di lavoro che si bruceranno quest’anno così come censito dall’indagine che raccoglie le previsioni di assunzione delle imprese dell’industria e dei servizi. Le imprese italiane si muovono con estrema cautela, visti i tempi poco raccomandabili in termini di programmazione economica e data l’attesa riforma del mercato del lavoro, e a farne le spese saranno le aziende meridionali e i loro dipendenti. Una forma di cautela che trascinerà nel precipizio la già boccheggiante economia isolana. In termini assoluti, sono poco più di 631 mila le assunzioni di dipendenti che le imprese prevedono di effettuare nel 2012, il 25% in meno rispetto al 2011. Un dato cui va aggiunta la contemporanea riduzione delle uscite attese (-18%), che si fermano a 762 mila confezionando così una crescente staticità dell’occupazione nelle imprese, visto che sia il tasso di entrata (5,5%) che quello di uscita (6,7%) mostrano una tendenza decrescente, particolarmente accentuata nell’ultimo anno (erano rispettivamente il 9,5% e l’8,5% nel 2008).
La situazione attuale è chiaramente dettata dalla debolezza nell’andamento delle entrate, decisive nel determinare il saldo negativo tra entrate e uscite (-130.510 unità), che, pur facendo seguito a più di tre anni di intensa flessione occupazionale, tuttavia è meno marcato rispetto a quanto emerso nel biennio 2009-2010, quando la contrazione si innescò sul tessuto imprenditoriale in maniera più’ violenta, determinando saldi negativi rispettivamente di 213mila e 178mila posti di lavoro.
Piove sul bagnato. La conclamata debolezza isolana esce ulteriormente provata da questa analisi. Nel Mezzogiorno sono previsti oltre 42 mila i posti di lavoro in meno, con un tasso di -1,7%, e le province siciliane che, nel loro complesso, vedranno ridurre l’occupazione dipendente del 2,2%, perdendo oltre 11.500 posti di lavoro. Sugli “scudi” Enna, Ragusa e Siracusa che occupano le prime posizioni della classifica dei tassi più negativi (e saldi in termini assoluti rispettivamente pari a -430, -990 e -1.260), mentre nelle prime 24 posizioni (nelle quali la variazione dell’occupazione dipendente prevista è pari o superiore al -2,0%) troviamo altre 4 province siciliane: Messina (-2,3% per 1.590 posti di lavoro in meno), Catania (-2,3%, -2.920 il saldo), Caltanissetta (-2,0%, -530) e Agrigento (-2,0%, -610).
Sebbene il calo sia manifesto ovunque ben altra è la situazione nel resto del Paese. Percorrendo l’Italia da Sud a Nord si assiste al ribaltamento dei valori in campo. Al Centro la riduzione dei posti di lavoro si fa meno pesante (-1,2% il tasso atteso con un saldo di -28mila unità), e poi si rallenta decisamente nelle province del Settentrione, dove comunque le due ripartizioni fanno prevedere un tasso negativo del -0,9% e una perdita di quasi 36mila posti di lavoro nel Nord-Ovest e di oltre 24mila nel Nord-Est.
La migliore performance è quella di Bolzano, la provincia in cui l’occupazione dipendente nel 2012 si ridurrà di meno (-0,3% il tasso, pari a una riduzione di 440 unità), seguita da Piacenza (-0,4% e -230), Padova (-0,4% e -950), Lodi (-0,4% e -160), quindi una piccola pattuglia di territori in cui la riduzione dell’occupazione alle dipendenze si dovrebbe assestare sul -0,5% (Vicenza, Como, Verona, Milano).
Altro dato da sottolineare, questa volta nazionale, riguarda la dinamica dell’occupazione che va a penalizzare, proporzionalmente alla Regione, le province con grandi aree urbane. A rischio anche Torino (7.600 unità nel corso del 2012), Roma (oltre 6.600), Milano (poco più di 5.500), Firenze (quasi 3.900) e Bari (3.800).
“Il quadro delineato dalla nostra indagine – ha spiegato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – delinea una situazione di ulteriore difficoltà del Paese e soprattutto delle più deboli economie meridionali. Occorre una iniezione di fiducia alle nostre imprese che, in questo contesto così turbolento, non possono che dimostrarsi caute nell’assumere impegni contrattuali nuovi”.
 
Cassa integrazione, ricorso aumentato a luglio
 
ROMA – Nuovi pesanti incrementi nel ricorso alla cassa integrazione a luglio, “segnale inequivocabile di come si stia tornando ai livelli più pesanti mai toccati dalla crisi produttiva, con la recessione che consolida l’aumento negativo della cig”. In questi sette mesi del 2012 il totale di ore di cassa richiesta e’ di 640 milioni per un +8,76% sullo stesso periodo dello scorso anno, mentre a zero ore ci sono oltre 525 mila lavoratori per un taglio del reddito di oltre 2,4 miliardi di euro, circa 4.700 euro per ogni singolo lavoratore. è quanto emerge dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio Cig del dipartimento Settori produttivi della Cgil Nazionale nel rapporto di luglio. Nel dettaglio, infatti, si rileva come la cassa integrazione ordinaria totalizzi a luglio un monte ore pari a 34.526.520 per un +11,56% sul mese precedente. Da inizio anno la cigo registra invece 201.162.312 di ore per un deciso +45,25% sui primi sette mesi del 2011. La richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria, sempre a luglio, è stata di 44.614.924, in aumento sul mese precedente del +19,59%, mentre il dato da inizio 2012, pari a 229.676.783 ore autorizzate, segna un -9,60% sullo stesso periodo dello scorso anno.