Dati del ministero della Giustizia elaborati da Eurispes: il capoluogo lombardo spende 39,7 mln, quello siciliano 34,7. G. M. Fara, presidente Eurispes: “Adeguare il Registro unico alle nuove tecnologie digitali”
PALERMO – Su 26 distretti giudiziari presenti in Italia, Palermo si classifica al secondo posto per le spese destinate alle intercettazioni. Il primato, paradossalmente, si sposta sul distretto di Milano. Secondo i dati presentati da Eurispes, elaborati in base a quelli forniti dal Ministero della Giustizia, in Italia ogni anno si eseguono circa 181 milioni di intercettazioni e il fenomeno è in crescita dal 2006 del 22,6% con un incremento di spesa del 6,8% tra il 2008 e il 2010.
I dati cambiano tra i singoli distretti in base al numero di bersagli intercettati e alle spese destinate per le intercettazioni. Le due classifiche – presentate dallo studio di Eurispes – infatti, non sono uguali. Napoli è al primo posto con 21.427 bersagli intercettati, seguita da Milano, Roma, Reggio Calabria e al quinto posto da Palermo con 8.979 bersagli intercettati
nel 2010. Per quanto riguarda le spese, invece, Milano detiene il primo posto con 39.670.400 milioni di euro (al netto di IVA) destinate per le intercettazioni, seguita da Palermo con 34.746.180, Reggio Calabria con 31.288.886, Napoli con 25.122.030, Catania con 17.942.562 e Caltanissetta con 8.916.361.
Insomma tra i sei distretti che spendono di più in Italia, tre sono siciliani e, considerato che i distretti in Sicilia sono quattro, rimane solo Messina che scende al diciannovesimo posto con 2.975.451 lasciando uno spiraglio di luce sulla possibilità di risparmiare.
Tra quelli che spendono meno per le intercettazioni, risaltano i distretti di Campobasso (355.094), Potenza (2.131.077), Salerno (1.555.637), Perugia (2.184.355) e l’Aquila (2.064.508). L’analisi rileva, dunque, un alto tasso di costi per il controllo delle attività illegali, soprattutto per quelle legate alla criminalità organizzata. In realtà, secondo i dati di Eurispes, nel 2010 si riscontra una maggior diffusione della criminalità organizzata anche nelle regioni del Nord Italia dove le attività mafiose sono penetrate diffusamente negli ultimi anni per la presenza di capitali più alti e di un sistema imprenditoriale più esteso. Insomma, paradossalmente, anche la mafia risente della crisi in Sicilia ed emigra verso terre più ricche. Ma noi no, a noi non è dato evadere perché come contribuenti dobbiamo continuare a spendere sempre di più per combatterla e questo probabilmente perché i metodi con i quali ci battiamo sono arretrati rispetto alle innovazioni degli ultimi anni.
Secondo quanto affermato dal professore Gian Maria Fara, presidente di Eurispes, infatti: “Prima ancora di una legge di riforma delle intercettazioni, sarebbe quantomeno auspicabile un intervento amministrativo volto alla definizione di criteri di sicurezza informatica e alla tracciabilità digitale delle singole intercettazioni, al fine di limitarne al massimo ogni abuso anche attraverso una riorganizzazione del Registro unico delle intercettazioni adeguandolo alle nuove tecnologie”.
Con l’utilizzo di canali di comunicazione sempre più innovativi, come i social network o le tecnologie VOIP (per intenderci facebook, twitter o skype) occorrono strumenti più attuali e competitivi per il controllo della tracciabilità informatica. Tornando ai dati, comunque, scorrendo il report c’è un altro elemento che risalta ed è quello che riguarda le intercettazioni ambientali. Tutte le intercettazioni, infatti, sono suddivise in tre tipologie: telefoniche (di maggior uso), ambientali, e di altro tipo come quelle informatiche e telematiche (però meno diffuse). In questo quadro, Palermo si classifica al secondo posto per il numero di intercettazioni ambientali ma la classifica si stravolge. A Napoli nel 2010 sono state effettuate 1549 intercettazioni ambientali, a Palermo 1.549 e al terzo posto a Reggio Calabria 968. In totale per la Sicilia nel 2010, a Catania sono state effettuate 859 intercettazioni ambientali, a Caltanissetta 301 e a Messina 222.