Dopo la laurea in Scienze della comunicazione, non si è rassegnato, come molti suoi colleghi, a lavorare in campi che non c’entravano nulla con quello che aveva studiato e con le sue passioni. Dopo un’esperienza fallimentare in una ditta catanese pioniera nello sviluppo dei videogiochi alle falde dell’Etna, nel 2009 decide di fare tutto da sé. Con altre due figure che assumeranno un ruolo chiave nel progetto, e cioè il co-founder Salvatore Fallica e Ambra Bonaiuto, si recano a Roma per partecipare a un evento legato al mondo video ludico: il Global game jam, manifestazione che da tre anni esportano anche nella Città dell’elefante.
Così nasce la E-Ludo, società attiva soprattutto nel settore dell’intrattenimento su social network e mobile. Proprio oggi, e per tre giorni, saranno presenti, in qualità di co-organizzatori presso Etnacomics, l’evento dedicato ai fumetti e al mondo dei videogame. Nel loro stand allestiranno un spazio dedicato a sessioni di sviluppo libero, dove i programmatori potranno sviluppare il loro lavoro e nel frattempo socializzare con gli altri game developer.
“La E-ludo è divisa in due parti. Da una parte vi è la E-ludo interactive, una S.n.c. che sviluppa videogame, social game (videogiochi per social network), mobile game e advergame (videogiochi pubblicitari, cioè fatti su commissione di qualcuno che vuole fare girare il proprio nome in modo interattivo). Dall’altra vi è la E-ludo lab che è un’associazione culturale che si occupa di creare eventi, corsi di formazione e anche progetti culturali nel campo dei media digitali e dei videogiochi. Abbiamo già organizzato dei corsi con la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, e a luglio scorso abbiamo tenuto un corso in animazione 3D all’Accademia di Belle Arti di Catania”.
“Abbiamo creato un gioco per dispositivi mobile, Splatto Puzzle, che è stato creato per la Dynit, uno dei più grandi editori italiani di manga. Ora è in uscita Splattoku che è il secondo videogioco dedicato a questo brand della Dynit. Inoltre abbiamo realizzato Summer game, un advergame che ha avuto un buon successo ed è stato citato da diverse riviste del settore in quanto si tratta di un tentativo di fare pubblicità all’interno dei centri commerciali distribuendo coupon tramite un game che si può giocare sia su Facebook che su piattaforme mobile”.
“Le nostre applicazioni sono a pagamento a 0,79 € su Appstore. Ne abbiamo venduto quasi 2 migliaia, però bisogna puntualizzare che noi non ci affidiamo totalmente al mercato, in quanto sono prodotti realizzati su commissione. Questo ci consente da una parte di crearci un portfolio e al tempo stesso di rientrare nei costi che sosteniamo. Il prodotto più grosso che stiamo ultimando e che dovrebbe uscire a dicembre è Campus Game”.
“Campus Game è un simulatore di vita virtuale dedicato esclusivamente agli studenti universitari. Tu entri, fai il tuo avatar, scegli il tuo lavoretto per guadagnare e cominci a studiare delle materie. Le materie in parte sono quiz, in parte azioni che devi fare realmente nella vita reale. Quest’ultime vengono testimoniate da video o foto che vengono caricate su U-Station, il sito che ha commissionato questo lavoro”.
“La filosofia è quella di trasportare le esperienze ludiche in un contesto, quello della realtà, che non è ludico. Il nostro intento è quello di coniugare il gioco con il rispetto dell’ambiente e le tematiche sociali. Portare le persone a fare una cosa bella e farle divertire mentre lo fanno”.
“Dal 2010 ci siamo impegnati per ricevere un finanziamento da Sviluppo Italia e alla fine siamo riusciti a ottenerlo. E questo è ciò che ci ha permesso di partire seriamente con una struttura, un ufficio e dei dipendenti. Ad oggi abbiamo due programmatori, tre grafici e un musicista che lavorano con noi. Contiamo di chiudere il bilancio 2012 in attivo”.
“Anzitutto, intendiamo portare a termine Campus Game e metterlo sul mercato. Contemporaneamente stiamo lavorando a un altro progetto che vedrà luce probabilmente a febbraio e si chiamerà Employerland. Si tratta di un videogioco che aiuterà le persone a trovare lavoro nella vita reale. La nostra mission è proprio quella di riuscire realizzare videogame social e mobile sempre nel limite che sta tra il videogioco e la vita vera. Abbiamo intenzione di mettere lo zampino in tanti settori che sono sinergici con il mondo ludico, a partire dal mondo dell’editoria che da qui a cinque anni cambierà radicalmente”.
“Brutalmente i costi sono più bassi: sia delle risorse umane, delle spese fisse e di quelle variabili. La cosa che ci penalizza è che non c’è cultura d’impresa neanche nelle istituzioni che sono preposte a questo tipo di lavoro. In ogni caso qui di certo non mancano le competenze: tutte le persone che ho conosciuto: programmatori, musicisti, grafici e via discorrendo, non hanno nulla da invidiare ai talenti che ci sono nel Nord Italia o all’Estero”.
Antonio Leo
Twitter: @ToniBandini