"Capigruppo responsabili delle spese, non l’Ars" - QdS

“Capigruppo responsabili delle spese, non l’Ars”

“Capigruppo responsabili delle spese, non l’Ars”

mercoledì 03 Ottobre 2012

Il Consiglio di Presidenza uscente vara una riduzione di 4 mln euro l’anno. Così Cascio che ha però dato piena disponibilità alla Procura

PALERMO – Conferenza stampa ieri mattina convocata dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana Francesco Cascio, al termine del consiglio di presidenza nel corso del quale ha messo a punto tutta una serie di provvedimenti per il risparmio delle spese di Palazzo dei Normanni.
Alla conferenza stampa erano presenti anche il segretario generale Giovanni Tomasello e i deputati questori. I prossimi deputati regionali dovranno rinunciare al 50% del bonus per le trasferte e il carburante, e alle spese telefoniche e postali, che incidono per circa 396 mila euro l’anno sul bilancio dell’Ars. La riduzione interessa anche il contributo che mensilmente l’amministrazione di Palazzo dei Normanni passa ai gruppi parlamentari, che è fatto di tre voci per un totale di 12 milioni e mezzo di euro all’anno. Il primo è di 4 milioni di euro all’anno per pagare gli stipendi dei dipendenti dei gruppi e che è stato considerato incomprimibile. Il secondo è il cosiddetto contributo unificato e che da 4 milioni di euro passa a 3,2 mln euro all’anno perchè per ogni deputato vengono tolti 750 euro (da 3750 a 3.000 euro) e infine il contributo per i portaborse, che comunque transita dai gruppi parlamentari ma va nelle tasche dei parlamentari, e che è stato ridotto di 1.000 euro dopo la riduzione di 600 decisa a marzo scorso. Ogni deputato quindi riceverà 3.100 euro contro i 4.750 di prima.
Ridotto di un ulteriore 30% il totale lordo delle indennità di carica dei deputati, anche del presidente e dei membri del consiglio di presidenza e di tutti i deputati con una carica nelle commissioni. “Da oggi inoltre una società di revisione dovrà certificare i bilanci dei gruppi parlamentari per garantire trasparenza ed efficacia”, ha detto Cascio. “Per quanto riguarda il passato -ha aggiunto Cascio – fermo restando che c’è in corso un’indagine della Procura, fino ad oggi in 67 anni i gruppi parlamentari hanno avuto piena e totale autonomia nella gestione dei bilanci, che l’Assemblea non è tenuta a conoscere”.
Secondo i calcoli del Presidente dell’Ars si arriverà ad un risparmio totale di 10 milioni all’anno, femro restando che resta la convinzione della necessità di scorporare l’Ars dal Senato (secondo la legge 44 del 65) cosa che permetterebbe di ridurre realmente le spese a favore di un bilancio più snello. Cascio ha sottolineato che il bilancio dell’Ars è gravato anche dai 60 milioni di euro (40 per i dipendenti e 20 per i parlamentari) che annualmente vengono spesi per le pensioni, poiché in questo caso è l’Ars che le eroga e non l’Inps. Ma occorre anche sottolineare che i contributi previdenziali dei parlamentari e dei dipendenti del Palazzo vengono versati annualmente nelle casse dell’Ars e non in quelle dell’Inps.
Sull’inchiesta portata avanti dalla magistratura per l’acquisizione della documentazione delle spese dei gruppi parlamentari, sulla scia di quanto accaduto in altre regioni, Cascio ha detto: “Forniremo ancora alla Procura ogni forma di collaborazione, ogni informazione utile e tutte le carte necessarie ma l’Ars non è tenuta ad essere a conoscenza dei bilanci dei gruppi parlamentari che fino ad oggi hanno avuto piena autonomia di spesa e di rendicontazione. I capigruppo sono responsabili delle spese dei gruppi e non l’Assemblea regionale”. Secondo Cascio, “l’attenzione dell’indagine della Procura sarà particolarmente puntata sulla spesa del contributo unificato, quei 4 milioni di euro l’anno che ricevono i gruppi parlamentari e che gestiscono in piena autonomia”.
Dal canto suo Giovanni Tomasello, segretario generale Ars, ha dichiarato che per ora è impossibile pagare gli stipendi ai dipendenti, ai pensionati e agli ex deputati. A causa di una vicenda legale che coinvolge alcuni dipendenti. “Abbiamo fatto presente all’avvocato dello Stato che ci difende -ha aggiunto Tomasello – che la nostra controparte ha pignorato per una cifra che si aggira intorno ai 28 milioni, mentre il dovuto è di soli 3 milioni, una cifra dunque 10 volte più alta.

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