Crediti per 1,5 mld, edilizia allo stremo - QdS

Crediti per 1,5 mld, edilizia allo stremo

Crediti per 1,5 mld, edilizia allo stremo

martedì 09 Ottobre 2012

Il punto della drammatica situazione in un’assemblea straordinaria dell’Ance Sicilia: la Pubblica amministrazione ci affama. Fallite 475 imprese, persi 76mila posti. Ferlito: spoporzione tra spesa corrente e per investimenti

PALERMO – Ammonta a 100 miliardi di euro il debito che lo Stato ha nei confronti delle imprese italiane. Una cifra spaventosa, che interessa i diversi settori dell’artigianato e dell’industria, ma in particolare quello che sta pagando il prezzo maggiore è il comparto dell’edilizia, che non riesce a riscuotere la massa di crediti che vanta nei confronti delle più svariate amministrazioni pubbliche per lavori realizzati o in corso d’opera. Situazione che sta letteralmente strozzando un’intera categoria, visto che circa il 20 per cento di questi crediti, pari a 19 miliardi, riguarda le aziende grandi e piccole che lavorano nelle costruzioni.
“In Sicilia, la Pubblica amministrazione ha un debito con le imprese pari a 1,5 miliardi di euro. Il mancato recupero di questi crediti nell’edilizia ha avuto come conseguenza dal 2008 al 1° semestre 2012 la perdita di 46.300 occupati (che corrispondono a -30%) e circa 30.000 nell’indotto, ed ha registrato nello stesso periodo il fallimento di 475 imprese”.
A lanciare l’allarme è l’Ance Sicilia (i costruttori edili aderenti a Confindustria), che nei giorni scorsi ha convocato un’assemblea straordinaria delle imprese edili, contro il blocco dei pagamenti imposto dal Patto di stabilità, a cui si aggiunge una long list di cause che hanno determinato l’agonia degli operatori del settore. Un decalogo impietoso che è stato illustrato punto per punto dai presidenti nazionale e regionale dei costruttori Paolo Buzzetti e Salvo Ferlito, non risparmiando critiche ai governi centrale e locale per gli interventi non fatti. E così si va dai mancati investimenti in infrastrutture a causa del Patto di stabilità (pare che siano ancora congelati i 20 miliardi di euro deliberati nel 2011 dal Cipe per le infrastrutture) , “o meglio della sproporzione – denunciano Buzzetti e Ferlito – tra spesa corrente ed improduttiva e spesa per la realizzazione delle opere all’interno del Patto; dall’applicazione troppo aritmetica e manieristica del Patto stesso, all’eccessivo e costosissimo peso della burocrazia che potrà essere mitigato dalla digitalizzazione e dalla trasmissione telematica di tutta la documentazione, iniziative che renderebbero più trasparenti le procedure ed eviterebbero anche quegli scandalosi esempi di corruzione che abbiamo visto”.
Ferlito, poi, parlando della situazione siciliana ha manifestato qualche dubbio sulla possibilità che il governo regionale possa arrivare a sbloccare i famosi 600 milioni, “briciole di Pollicino per le imprese” ha commentato sardonico, che il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha derogato al Patto di stabilità firmando nei giorni scorsi l’intesa con la Regione siciliana. “Questi soldi saranno da spartire fra i dodici assessorati. Ora non sappiamo che fine faranno. Ed è per questo che abbiamo scritto all’assessore Armao, indicando quale è la quota spettante all’edilizia”.
I costruttori sono proprio alla frutta e si rivolgeranno direttamente all’Esecutivo di Monti, bypassando quello regionale perché dicono ufficialmente “è dimissionario e questo comporterebbe un ulteriore ritardo indotto dalle elezioni di circa 4 mesi”, per far valere le loro rivendicazioni. Ai ministri Grilli, Passera e Barca chiederanno l’immediata attuazione del Piano città che deve essere ulteriormente finanziato, ed applicazione delle stesse metodologie attuative per un Piano scuole, uno contro il rischi idrogeologico, un piano ambientale che vada dalla depurazione delle acque alla bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale; l’immediata defiscalizzazione per le opere infrastrutturali; l’emanazione dei decreti attuativi per l’accesso al pagamento del credito vantato con la Pa tramite il Fondo di garanzia (pro solvendo ad 1 anno) a tassi adeguati; immediata attuazione della disapplicazione di sanzioni per i ritardati versamenti fiscali e contributivi. Se tutto questo andrà a finire nel dimenticatoio, l’Ance, così come sta già facendo la Confartigianato Sicilia, è pronta ad una class Action contro la Pubblica l’amministrazione e minaccia una manifestazione a Roma.

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