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Palermo – Villa Napoli: rebus burocratico, mentre l’edificio sta marcendo

Gaspare Ingargiola

Palermo – Villa Napoli: rebus burocratico, mentre l’edificio sta marcendo

sabato 13 Ottobre 2012

Il bene architettonico è finito tra gli immobili da conferire nel capitale dell’Ente orchestra sinfonica. Perso un finanziamento europeo di 3 mln e per completare il restauro

PALERMO – Dopo il sequestro, il rebus burocratico. È questo da alcuni anni il destino di Villa Napoli, nel quartiere palermitano “Cuba Calatafimi”, sfigurata da anni di degrado. Tutto è fermo al 2010, quando i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale operarono il sequestro del complesso monumentale su disposizione del Tribunale.
LA STORIA – Costruita da Guglielmo II nel 1180 come residenza dei re normanni, è ancora oggi famosa per la Cubula, la torre che si trova all’interno del suo giardino. Nel 1756 divenne di proprietà della famiglia Di Napoli (da cui il nome), nel 1921 Quintino Napoli la cedette allo Stato, negli anni ’50 passò alla Regione. Nel 1991 i primi lavori di restauro, che riguardarono anche il giardino, occupato per un decennio da un vivaio fatto sgomberare.
OGGI – Nel 2007 Villa Napoli rimane invischiata in un paradosso amministrativo. Con la legge 2 del 26/03/02, art. 35, la Regione decide la conversione in fondazione degli enti musicali, compreso l’Ente Orchestra Sinfonica Siciliana (Eoss) che diventa Foss. Per farlo occorre una ricapitalizzazione delle quote di partecipazione nell’ente, che la Regione decide di ottenere, con la legge 20 del 3/12/03 art. 51, “con il conferimento di beni immobili, da individuare con apposito decreto del Presidente”. Pare che il bene immobile possa essere proprio Villa Napoli: una soluzione che tra l’altro consente di ripianare alcuni debiti che la Regione avrebbe con l’ex Eoss. E che nella pratica si tradurrebbe nella presenza di due proprietari per un unico monumento. “Ma questo non è assolutamente possibile – replica il dirigente generale regionale ai Beni Culturali, Gesualdo Campo -. Villa Napoli, oltre a far parte del demanio regionale, è un patrimonio storico della nostra isola e un bene dello Stato. Pertanto non è conferibile ad altro ente”.
IL DEGRADO – Un patrimonio negli anni deturpato da furti e atti vandalici. “Inoltre – aggiunge il dirigente – un decreto della Presidenza che autorizzi il trasferimento non è mai stato emanato”. Tutto un clamoroso equivoco, dunque? Sta di fatto che nel 2010 il responsabile ai BB. CC. di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, in due lettere di protesta, inviate una ad aprile all’assessore all’Economia, Gaetano Armao, l’altra a luglio all’allora assessore al Turismo, Nino Strano, sostiene che il trasferimento sarebbe stato fatto e che avrebbe comportato la perdita di “un finanziamento europeo di 3 mln di euro per il completamento del suo restauro”.
FONDI UE PERSI – Per la Soprintendenza il finanziamento è in realtà di 1,5 mln, ma sono comunque tanti soldi che la Ue decide di non assegnare perché alcune particelle del bene sono iscritte alla conservatoria per la voltura catastale, ossia per quell’insieme di operazioni che preludono a un passaggio di proprietà, possesso o usufrutto. Un incontro voluto da Legambiente tra il soprintendente ai BB. CC., Gaetano Gullo, e la soprintendente dell’orchestra, Ester Bonafede, non chiarisce l’enigma: secondo la nota emanata dall’associazione ambientalista i due davano il trasferimento come avvenuto, la Bonafede arrivava a definirlo “atto unico e irreversibile”. Ma finora non c’è traccia di un riscontro documentato.
Si arriva così al 2012. A giorni il dirigente Campo intende chiedere “il dissequestro, per poi rendere la villa sede di un museo scientifico”. Per il giardino invece c’è la proposta, portata avanti da Gullo e dal presidente dell’associazione “Il genio di Palermo”, Stefano Drago, di creare “un percorso turistico che riproduca quello dell’antico parco Genuardo dei re normanni, che dalla Zisa porta direttamente a Villa Napoli”. Sperando non ci siano altri intoppi.

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