Mobilità. Tre città metropolitane ingorgate e inquinate
Due ruote. Con i mezzi pubblici che lasciano a desiderare, l’unica vera alternativa all’auto sono bici e moto. Mancano però stalli sufficienti per la sosta e l’appoggio delle amministrazioni.
Biocarburanti. A Torino i mezzi pubblici vengono alimentati dal gasolio bianco: emissioni inquinanti ridotte così dal 30 al 70 per cento. Le città siciliane sono distanti anni luce da questa realtà
Palermo – Che il traffico, a Palermo come in tutta la Sicilia, fosse una vera e propria “piaga” per i cittadini ce l’aveva detto anche Roberto Benigni nel lontano 1991, all’epoca cioè delle riprese di Johnny Stecchino. Da allora sono passati ben 18 anni, ma sul versante traffico la situazione non è cambiata di molto.
È vero, la mobilità più che un problema regionale è una vera e propria tara nazionale. Basti pensare all’ultima classifica stilata dall’Unione Europea in merito ai trasporti alternativi, che vede il Bel Paese penultimo, seguito solo dal Portogallo, nella dotazione di reti di metropolitana (solo 122 km contro 241 in Spagna, 330 in Francia, 531 in Gran Bretagna e 717 in Germania), e viceversa primo per numero di autovetture circolanti (58 ogni 100 abitanti) e morti sulle strade (circa 7.000 nel 2007, con 300 mila feriti e 20 mila disabili gravi prodotti dalla circolazione automobilistica).
Dati allarmanti che mostrano un ritardo infrastrutturale e una mancanza di adeguati finanziamenti strategici nel settore. Tuttavia, negli ultimi mesi alcuni significativi provvedimenti hanno dato un segnale, sia pur debole, di inversione di tendenza: la diffusione del car sharing, che consente – pagando una certa quota annua e un corrispettivo per l’utilizzo del mezzo – di accedere ad un parco vetture condiviso, svincolato dagli oneri della proprietà (servizio già attivo per esempio a Milano, Rimini, Parma, Modena, Venezia, Bologna); il taxi collettivo, mezzo pubblico della capienza massima di 10-12 utenti ad un costo ovviamente di molto inferiore al classico taxi (Napoli, Bolzano, Genova); e poi car pooling, semafori intelligenti, servizi di noleggio biciclette, modulazione delle tariffe per l’incentivazione dei mezzi pubblici, fino ad arrivare alla grande progettazione della prima metropolitana automatica d’Italia, a Torino, e all’investimento di 200 mila euro del Comune di Firenze per attivare una partnership con il Senseable City Lab del MIT (Massachusetts Institute of Technology) che consentirà di migliorare la mobilità tramite la tecnologia, attraverso cioè i sistemi wi-fi, gli schermi touchscreen e le cellule fotovoltaiche. Nel capoluogo piemontese inoltre, la rivoluzione dei biocarburanti: i mezzi pubblici della municipalizzata dei trasporti circolano alimentati dal gasolio bianco: una soluzione che permette una riduzione delle emissioni inquinanti dal 30 al 70 per cento.
E in Sicilia?
Palermo. Ritenuta fallimentare dai maggiori comuni d’Italia, la pratica della circolazione a targhe alterne nel centro storico qui, dal 24 novembre 2008, è tornata di moda. Una scelta, però, che non può essere compresa se non conoscendo l’antefatto, ovvero la sentenza del Tar Sicilia del giugno scorso che ha annullato l’ordinanza del sindaco che istituiva le Zone a Traffico limitato con parcheggi a pagamento, un provvedimento illegittimo e infondato per il quale il Comune sarà costretto a concedere rimborsi per migliaia di euro. Se a ciò aggiungiamo la mancata elaborazione del Piano urbano del traffico, un autoparco di mezzi pubblici tra i più poveri d’Italia, la presenza di “parcheggi fantasma” e la “longa manus” dei parcheggiatori abusivi con il loro bel giro di racket, ci rendiamo conto di quanto debba essere frustrante circolare per le vie del capoluogo siciliano.
Catania. Sebbene lo scopo fosse nobile, ovvero “sconfiggere la sosta passiva nel centro storico, liberare la viabilità della sosta irregolare e riportare la legalità nella gestione delle aree di parcheggio di superficie” (come da Piano Generale del Comune), pure gli stalli blu a pagamento non hanno risolto nessuno di questi problemi, anzi. Né il Comune sembra interessato a puntare su scelte di viabilità alternativa.
Caso a parte, poi, quello dei parcheggi, oggetto di finanziamento in questi ultimi anni da parte del Comune per oltre 124 milioni di euro. Con quali risultati? La presenza di aree di sosta mai utilizzate e un’inchiesta della Procura per vizi procedurali e abuso d’ufficio nella gestione degli appalti. Inutile dire che dal 1998 ad oggi la città etnea non si è ancora dotata del Put, risultando inadempiente nei confronti degli obblighi stabiliti dai decreti legislativi 285/92 e 360/93.
Le due ruote. Il rapporto tra i cittadini e il traffico è un pò comè il cane che si morde la coda: non puoi circolare comodamente in auto perchè le strade sono congestionate, quindi dovresti usare i mezzi pubblici, ma non sono sufficienti o efficienti.
L’alternativa sarebbero le due ruote, ma spesso non ci sono stalli disponibili per un adeguato parcheggio dei ciclomotori, e quando ci sono vengono barbaramente utilizzati dagli automobilisti indisciplinati per parcheggiare le auto.
Anche qui controlli rari e inciviltà abbondante, con le amministrazioni che poco o nulla fanno in questa direzione. Insomma, l’adagio di Johnny Stecchino è sempre attuale, e continuerà ad esserlo, nostro malgrado, ancora per molto.