Per fare cassa, il primo cittadino ha anche costituito una “Commissione valutazione dei beni”. Nonostante l’aumento delle tasse, restano ingenti i debiti fuori bilancio
AGRIGENTO – Il Comune di Agrigento è nuovamente a rischio di dissesto finanziario. Ancora per questo mese sono stati assicurati gli stipendi ai dipendenti comunali, ma seri dubbi si nutrono per i prossimi mesi. Nella stessa situazione sono i servizi essenziali erogati dall’Ente.
Il motivo è sempre quello più volte annunciato e ribadito in questi giorni dallo stesso sindaco, Marco Zambuto, e cioè che il Comune non ha liquidità. Il gran numero di debiti fuori bilancio e le ingiunzioni di pagamento notificate settimanalmente hanno, infatti, vanificato tutti i tentativi dell’Amministrazione comunale di dare ossigeno alle casse comunali e superare questo difficile momento. Ora siamo al lumicino e lo stesso sindaco si guarda bene dall’essere ottimista per non correre il rischio di fare marcia indietro come ha fatto invece per le tasse comunali. Per queste aveva dichiarato che non ci sarebbero stati aumenti che poi si sono invece verificati e per giunta al massimo di quanto era prevedibile.
Come si ricorderà, infatti, l’aliquota dell’Imu sull’abitazione principale è passata da 0,4 a 0,6% e per gli altri immobili è passata da 0,76% a 1,06%. Approvato anche l’aumento dell’addizionale Irpef dallo 0,6 allo 0,8%. Una vera mazzata che gli agrigentini non dimenticheranno facilmente, anche se tali aumenti sono stati ritenuti necessari vista la rilevante riduzione dei trasferimenti statali e regionali.
Da allora il sindaco ha cambiato atteggiamento e ha preannunciato senza mezzi termini una politica di rigore. “O si pagano le tasse o saremo costretti a tagliare i servizi”, ha dichiarato Zambuto, giustificando l’intendimento dell’Amministrazione comunale a seguito delle riduzioni delle rimesse dello Stato e della Regione. In realtà i servizi non sono stati tagliati ma lasciano sempre a desiderare per quell’immobilismo che caratterizza l’Amministrazione comunale.
Per fare cassa il sindaco ha pure costituito una “Commissione valutazione dei beni” per approvare l’elenco dei beni da valorizzare o alienare. Una cinquantina di proprietà comunali, di cui appena sei sono pronti per essere posti in vendita per un importo complessivo di circa 12 milioni di euro, ma ad oggi non si è registrata alcuna offerta.
A tutto ciò aggiungasi che il Comune è debitore di 3 milioni all’Enel, di un milione al Consorzio Universitario che dovrebbe essere versato come quote azionarie e che di fatto non sono state pagate da alcuni anni, e di una decina di milioni all’Ato Gesa, tanto per citare i più importanti. Peraltro il Comune di Agrigento è da tempo nel mirino della Corte dei Conti che ha formulato una serie di rilievi che impongono al Comune altrettanti limiti da eliminare con i proventi tariffari che, com’è noto, non sono facili da riscuotere. Il tutto in un contesto economico- finanziario nazionale e regionale molto pesante che non lascia ben sperare, come per la stessa città che ha sopportato tanti problemi irrisolti, facendo a meno di tanti servizi indispensabili. Insomma “una situazione critica – come hanno sottolineato i due consiglieri comunali del Partito Democratico, Angela Galvano e Marco Vullo – che è frutto di una cattiva gestione della cosa pubblica da parte del sindaco che fino ad oggi ha dimostrato di non avere avviato alcun processo di rinnovamento”.
Tutti motivi che non fanno escludere la possibilità che si sia costretti a dichiarare il dissesto finanziario evitato nel 2007, ma molto prevedibile ora in mancanza di segnali concreti per uscire da questa crisi senza precedenti.