PALERMO – In Italia più di 800 persone sono colpite ogni anno da alcune pericolose patologie del sistema immunitario, come il linfoma cutaneo a cellule T e la Graft versus Host Disease. Si tratta di malattie che causano forti debilitazioni fisiche e provocano il rischio d’infezioni. Per studiare i metodi migliori per affrontare tali patologie, a Palermo si è tenuto un incontro scientifico promosso dalla Società italiana di emaferesi e manipolazione cellulare (Sidem) dedicato proprio alle patologie del sistema immunitario. La Graft versus Host Disease (GvHD) è una delle principali complicanze e cause di decesso derivanti dal trapianto di un organo. In seguito all’operazione, le cellule del donatore aggrediscono gli organi e i tessuti del paziente, provocando una reazione infiammatoria a carico della cute, della bocca, dei polmoni e del fegato.
I sintomi sono gravi e consistono in secchezza della pelle, in ulcere orali, in difficoltà respiratorie, in insufficienza epatica e, nei casi più gravi, portano al decesso. Secondo alcuni studi recenti, dei 14.000 trapianti allogenici eseguiti in tutto il mondo, circa il 50% dei pazienti sviluppa questa patologia, di cui più di 600 solo in Italia. Invece, il linfoma cutaneo a cellule T (Ctcl) è una forma di cancro a progressione lenta, la cui incidenza è in aumento, con 200 casi registrati ogni anno nel nostro Paese. Le persone affette da questa patologia possono manifestare sintomi d’ispessimento, arrossamento, lesione, desquamazione o forti pruriti alla cute, in aree localizzate o su tutto il corpo. Inoltre, circa il 10% dei pazienti manifesta l’interessamento del sangue, di un linfonodo o di un organo interno con gravi complicanze.
Per affrontare tali patologie, è stato riscoperto in questi anni il processo di fotoforesi extracorporea con sistema chiuso, una tecnica salvavita per la cura dei gravi disturbi correlati a queste patologie del sistema immunitario. Con questo sistema, i rischi d’infezione e di errori sono ridotti rispetto ai trattamenti tradizionali imperniati sui farmaci steroidei. Infatti, la fotoferesi extracorporea con sistema chiuso contribuisce efficacemente a ripristinare la funzione corporea del sistema immunitario, tramite il controllo dell’attività delle cellule immunitarie iperattive.
Questa tecnica d’eccellenza, in pratica, consiste nel prelievo di un campione di sangue che è poi trattato in modo da separare i globuli bianchi dai globuli rossi e dal plasma. I globuli rossi e il plasma sono rimessi immediatamente nel paziente, mentre quelli bianchi sono trattati con la versione liquida di un composto fotoattivo e di luce ultravioletta. I globuli bianchi esposti al trattamento sono in seguito reinfusi nel paziente, ma così danneggiati, sono riconosciuti dal sistema immunitario come cellule difettose e non sono più riprodotte dall’organismo. Il vantaggio di questa tecnica risiede anche nel fatto che può essere applicata a pazienti affetti da patologie immunitarie resistenti alla chemioterapia e alla radioterapia. Lentamente, i pazienti trattati con questa tecnica possono così fare a meno dei farmaci steroidei. In Sicilia, i pazienti che potrebbero essere trattati con la fotoferesi extracorporea con sistema chiuso sono circa 25/30 l’anno.
