Il declino di quella piccola città fantasma che sorge attorno all’aeroporto di Comiso - QdS

Il declino di quella piccola città fantasma che sorge attorno all’aeroporto di Comiso

Il declino di quella piccola città fantasma che sorge attorno all’aeroporto di Comiso

venerdì 09 Novembre 2012

L’ex base Nato è abbandonata dal 1991. Tante idee per il riutilizzo ma nessuna iniziativa concreta

COMISO (RG) – Ventinove anni fa sorgeva a Comiso una base Nato con 112 missili Cruise a testata nucleare. La struttura era già operativa da decenni, dapprima con l’Aeronautica militare italiana, poi con pochi voli di linea a corto raggio con la compagnia Linee aeree italiane. Era il 1981 quando il Governo Spadolini decise di localizzare proprio nella città casmenea la postazione americana e, nonostante gli interventi pacifisti e le grandi manifestazioni organizzate per impedirne la realizzazione, l’imponente struttura vide la luce qualche anno dopo. Le posizioni contrarie si accentuarono negli anni e si trasformarono in scontri sotto gli occhi dei militari americani, fino a quando tutto tornò a tacere, nel 1991, visto che l’installazione era ormai considerata obsoleta. La base fu infatti abbandonata e assegnata al Comune di Comiso – qualche anno dopo – in attesa comunque di una riconversione d’uso, di una nuova riutilizzazione che, però, non è mai stata attuata.
L’ambizioso progetto dell’apertura dell’aeroporto di Comiso, infatti, è ancora al vaglio delle autorità competenti e, seppur si sia svolta anche una sfarzosa inaugurazione nel 2007, lo scalo è ancora serrato e inutilizzabile. A volare, in quell’area, sono solo incuria e degrado: l’immenso territorio che ospitava i militari e le proprie famiglie è infatti fatiscente e in pessimo stato. Le villette e gli spazi comuni sono abbandonati al maltempo e ai vandali che, negli anni, hanno saccheggiato ciò che di recuperabile era rimasto.
 
Se osservata da lontano, l’ex base Nato di Comiso appare ancora immutata, come se gli anni ne avessero conservato esattamente lo stato e l’imponenza. Gli innumerevoli edifici che ospitavano le varie attività dei militari sorgono per vari chilometri nella periferia casmenea, circondano l’intero aeroporto e la pista che a breve, forse, dovrebbe far decollare gli aerei civili. Solo attraversando la zona, però, e avvicinandosi per osservare le nuove strutture dello scalo, ci si rende conto di come sia stata ridotta la base.
 
Quasi tutti gli stabili, infatti, appaiono rovinati: sterpaglie, infissi divelti, muri sfondati, tapparelle inutilizzabili, sanitari e attrezzature completamente sradicate mostrano nei fatti ciò che il tempo e la mano dell’uomo hanno causato in quest’area. Gli impianti elettrici, nella maggior parte dei casi, sono stati manomessi per rubare i pezzi funzionanti: periodicamente, infatti, diversi ladri perquisiscono per bene questa terra di nessuno anche perché è possibile entrare e uscire dagli edifici in maniera del tutto indisturbata. Nessun divieto impone infatti l’alt alle persone non autorizzate e chiunque può quindi distruggere o smontare ciò che rimane dell’ex base Nato.
Non è possibile, inoltre, affermare con certezza che qualcuna di queste villette non sia occupata abusivamente. I senzatetto, infatti, potrebbero tranquillamente aver preso possesso di qualche abitazione visto che i controlli sono praticamente inesistenti. Gli animali, poi – vari cani randagi “sorvegliano a vista” la zona – hanno ispezionato a lungo le case visto che nella maggior parte di esse sorgono in bella vista escrementi e rifiuti di ogni genere. Anche gli spazi comuni, mense, auditorium, sale da conferenza, giochi per bambini – c’è persino una chiesa – sono lasciati all’incuria e gli immensi edifici che sorgono proprio a ridosso dell’aeroporto sono aperti in più lati, con infiltrazioni di acqua e allagamenti dovuti alle piogge stagionali.
Il mancato e non immediato riutilizzo di queste strutture ha fatto sì che perdessero irrimediabilmente la propria identità: è inutile, infatti, ricordarsi di questi spazi solo per emergenze umanitarie, come è successo l’anno scorso, o per progetti mai realizzabili, come quello del mega campus universitario. Sia nel primo che nel secondo caso, infatti, gli edifici andrebbero risistemati con un consistente impiego di fondi visto che l’abbandono ha reso la zona completamente invivibile e non attrezzata a nessuna delle vaghe ipotesi avanzate negli anni.

Tavolo di monitoraggio: molta teoria e poca pratica

COMISO (RG) – Dalle ultime notizie l’aeroporto casmeneo potrebbe aprire i battenti già il prossimo aprile ma, dando un’occhiata allo stato di degrado che insiste nell’area, non si può non essere titubanti davanti a tanto ottimismo. Non è ancora ben chiaro comunque se gli edifici di cui abbiamo parlato saranno integrati e resi funzionali allo scalo. In realtà nessuno sembra preoccuparsene e, salvo qualche proposta più o meno irrealizzabile, gli studi di fattibilità non hanno ancora portato a nessuna decisione attuabile. Oltre a dei corsi di formazione professionali, alla sede di un mega campus universitario – nel frattempo gli atenei stanno abbandonando la provincia – o al centro di accoglienza per migliaia di profughi, tutte proposte avanzate ma mai realizzate, gli amministratori non chiariscono quale potrebbe essere il futuro di questa micro città. Si è parlato addirittura della realizzazione di una scuola di alta formazione per i giovani laureati provenienti dall’Europa, del Nord Africa e dal Medio Oriente, tutto concluso con l’ennesimo nulla di fatto.
In Provincia, inoltre, è presente un tavolo di monitoraggio – l’ultima riunione è stata effettuata lo scorso febbraio – per studiare il possibile riutilizzo di tali edifici, ma si è ancora alla parte teorica: sembra lecito, quindi, chiedersi se potrà mai decollare un aeroporto in questo stato, circondato da scheletri fatiscenti e da ipotesi più o meno realizzabili.

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