Confronto tra i bilanci del 2008 e del 2011. I sindaci sono responsabili del disastro di questi quattro anni. Palermo, Catania e Messina: crisi necessaria per rinascere, come l’Araba Fenice
PALERMO – Sono i Capoluoghi di Provincia più grandi, ma di certo non danno l’esempio che si conviene ai fratelli maggiori. Sprechi, inefficienze, anni di clientelismo, scelte scellerate e mani bucate hanno portato Palermo, Catania e Messina sull’orlo del baratro. I giornalisti del QdS negli ultimi mesi, con i loro servizi, hanno scattato una fotografia impietosa delle finanze dei tre Enti in questione e il quadro complessivo che ne viene fuori è desolante, per usare un eufemismo. Un dipinto a tinte fosche dove le pesanti responsabilità degli amministratori locali si intrecciano con i tagli del governo nazionale che hanno ridotto i trasferimenti di circa il 40%. Ma anche un’opportunità per le città in questione di chiudere i conti con un passato nefasto e risorgere dalle ceneri, puntando su un nuovo modello che punti all’efficienza e al merito. (
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