Tale incremento si giustifica alla luce del fatto che l’Istat ha rivisto le cifre relative al 2014: da 82,7 a 81,1 miliardi, mentre quello relativo al 2015 si attesta a 82,8 miliardi (cioè praticamente il “vecchio” valore 2014).
Il dato elaborato dall’Istat desta qualche perplessità poiché si inserisce in un quadro generale (delineato poche settimane fa dalla Banca d’Italia) dove sono tante, troppe, le luci e poche, pochissime le ombre: il tasso di disoccupazione del 21,9%, il doppio della media nazionale ferma all’11,8, il calo dell’export attestato al -6,7% (al netto dei prodotti petroliferi) e una diminuizione nel primo semestre del 2016 dei crediti alle imprese (-1,7), frutto di un persistente clima di sfiducia che spinge le famiglie al risparmio. I depositi bancari, non a caso, sono saliti dallo 0,9% all’1,8%.
L’allarme di Ance Sicilia riguarda invece gli investimenti, calati nel corso del 2015 dell’1,7%..
Rincara la dose anche la Corte dei Conti, definendo la Sicilia fanalino di coda in riferimento alla spesa dei Fondi Ue; secondo un rapporto dello scorso anno, la nostra Isola ha realizzato, in termini di certificazione della spesa dei fondi europei 2007-2013, un dato poco medio superiore al 62%, a cui si aggiunge la peggiore gestione peggiore di Italia sulla questione Ecomafie e un altro triste record certificato dal ministero delle Infrastrutture. Sicilia regione leader di opere incompiute.
V.A.