Cosicché, si sono formate decine di migliaia di precari, di consulenti, di amministratori di società regionali e comunali, e tanta altra gente che è ancora con la mano tesa, aspettando che qualcuno gli metta dentro il soldo.
Man mano che la stretta finanziaria si è fatta più serrata, tutti questi siciliani hanno capito la falsità delle promesse ricevute e ora scontano sulla propria pelle la loro credulità.
Nessuno, dal Presidente della Regione ai deputati, potrà dar loro quello che è stato promesso, per il semplice motivo che le risorse si sono esaurite. Se l’ex presidente Lombardo avesse avuto coscienza, avrebbe dovuto fare la politica inversa: tagliare i dipendenti inutili, tagliare la spesa superflua e con le risorse emergenti dai tagli attivare la macchina degli investimenti. Ma non si può pretendere capacità da chi non ce l’ha.
Non è un caso che il 28 ottobre il 63 per cento degli aventi diritto al voto ha protestato (53% astenuti, 4% votando schede bianche e nulle, 6% ai grillini).
Crocetta ha dato un segnale chiaro, tagliando del 20 per cento i compensi di dirigenti e amministratori con un risparmio stimato di 600 milioni di euro.
Ma nella burocrazia regionale, in quella dell’Ars e nelle burocrazie comunali si annidano privilegi che possono essere eliminati con una legge avente articolo unico: “L’emolumento del Presidente della Regione è di 10 mila euro al mese lordi; nessuno in Sicilia, politico o burocrate, può percepire un emolumento superiore”.
Ricordiamo che il costo per l’ente pubblico è il doppio di quanto erogato, per effetto del Tfr e degli oneri previdenziali.
Il taglio della spesa improduttiva, inutile e indecorosa, dovrebbe comportare l’immediato cofinanziamento dei progetti per i quali sono già disponibili sia i fondi europei che quelli statali.
Tali progetti sono stati tenuti fermi dalla passata Giunta regionale perché ha utilizzato le risorse a fini clientelari. Ma siccome il tempo è galantuomo, questo errato comportamento sta portando al disfacimento del partito di Lombardo, il che non sarebbe male. È gravissima, invece, la situazione che ne è scaturita a carico di tutti i siciliani.
Abbiamo sentito Crocetta distinguere fra i tagli necessari alla spesa improduttiva e la macelleria sociale, che non va fatta. Gli ricordiamo che non è macelleria sociale tagliare gli apparati e contemporaneamente migliorare i servizi. La verità è che gli apparati si possono tagliare se si taglia il clientelismo e se si scelgono dirigenti in base alle capacità professionali e all’onestà, non in base all’appartenenza e alla fedeltà a questo o a quell’uomo politico.
Nel momento in cui i precari e gli altri che hanno aspettative ormai cadute si accorgeranno della fregatura che gli hanno dato i politicanti, si ribelleranno, speriamo in modo non virulento. Palermo deve aspettarsi un moto di rabbia da decine e decine di migliaia di persone che per un verso o per l’altro vedranno cadere le loro illusioni.
Crocetta sta tentando di formare una Giunta con buoni assessori, ma se non metterà mano al taglio dei privilegi, a cominciare da quelli dell’Assemblea regionale, riconducendone i costi al livello degli altri Consigli regionali, non sarà credibile.
Vogliamo augurargli che riesca nel suo intento.