“Sinistri scricchiolii”: da circa un anno i condomini lamentavano rumori strani tra gli infissi. Abusivi gli ultimi piani di uno degli edifici: questa la probabile causa del cedimento
PALERMO – Sono venute giù, come fossero castelli di carta, due palazzine in via Bagolino, una strada che attraversa caseggiati popolari a due passi dai cantieri navali. Le palazzine si sono sbriciolate all’improvviso, di fronte agli occhi attoniti di coloro che sono riusciti a salvarsi. È accaduto tutto la notte funesta tra il 17 e il 18 dicembre.
Quattro i corpi senza calore trovati tra le macerie. Si tratta di Ignazio Accardi di 82 anni e sua moglie Maria La Mattina (80), di Antonino Cinà (54) e di sua nonna Elena Trapani (74), ultima a essere ritrovata tra il cemento sgretolato. Il figlio dei coniugi Accardi fino all’ultimo aveva sperato che almeno la mamma si fosse salvata: “Spero che sotto i calcinacci si sia creato un vuoto e mia madre si sia salvata. Già in casa aveva difficoltà a chiudere le porte, forse qualcosa si era spostato nel palazzo”. Una testimonianza raccolta a caldo durante gli scavi, una speranza spezzata qualche minuto dopo. Una tragedia, l’ennesima, derivante da un cedimento strutturale.
Sul crollo indaga la Procura di Palermo che ha aperto un’inchiesta per disastro colposo, ma nella giornata di ieri sono già circolate le prime ipotesi. A causare il disastro sarebbe stata l’improvvida costruzione di una struttura prefabbricata all’ultimo piano di uno dei due immobili, struttura che lentamente avrebbe logorato l’edificio. “Da un anno avevano costruito un quarto piano e la casa si era riempita di crepe e si sentivano continui scricchiolii. Oggi i rumori hanno fatto preoccupare più del solito e abbiamo chiamato i Vigili del fuoco, che ci hanno fatto immediatamente sgombrare. Qualche minuto dopo è venuto giù tutto”.
È questa una delle testimonianze a caldo di Giuseppina Ferrara, che con la sua famiglia viveva al terzo piano. “Il crollo di via Bagolino – ha affermato nelle concitate ore di ieri l’assessore al Centro storico, Agata Bazzi – si sarebbe potuto evitare se le persone che sentivano gli scricchiolii avessero capito e dato prima l’allarme sulla precarietà della palazzina e se non si fossero costruiti abusivamente due piani aggiuntivi sull’edificio”. Probabilmente, dunque, si può parlare di una tragedia annunciata, ma con il senno del poi, purtroppo, non si può fermare l’ineluttabilità che ha colpito chi in quel crollo ha perso tutto, e qualcuno anche la vita. Il sindaco Orlando, la notte stessa, si è subito recato in via Bagolino: “È un miracolo – ha affermato il primo cittadino – che il bilancio non sia stato più grave, non solo per gli abitanti ma anche per i vigili del fuoco”.
Quest’ultimi sono stati determinati per sventare una strage che avrebbe potuto avere ben altre dimensioni. “Poco dopo le 23 – ha affermato il comandante dei Vigili del Fuoco, Gaetano Vallefuoco – siamo intervenuti per una verifica statistica. Ci siamo subito resi conto della situazione critica per una delle due palazzine e così abbiamo deciso di evacuarle. Le due strutture sono crollate subito dopo. È iniziata così una frenetica ricerca. Il bilancio sarebbe potuto essere più grave se il nostro caposquadra non si fosse reso conto della situazione tempestivamente”.
Ma intanto in via Bagolino le domande sono sempre le stesse: “Perché non controllare prima? Perché non effettuare un monitoraggio assiduo sulle strutture della città? Adesso di chi è la colpa?”. Interrogativi che si susseguono nella lunghissima giornata di disperazione in cui è caduta la Capitale dell’Isola. Tanta rabbia anche tra chi ha perso tutto quello che aveva raccolto in anni e anni di duro lavoro e che ha provato a forzare le transenne per cercare di recuperare alcuni oggetti personali. “Siamo senza soldi – grida uno degli inquilini, che si è salvato dal crollo – abbiamo bisogno di cibo e medicine e non sappiamo cosa fare”. In totale sono venti gli sfollati, appartenenti a sei nuclei familiari. Il Comune per loro sta organizzando degli alloggi di emergenza con l’aiuto di alcuni albergatori e ristoratori locali. Certo è che niente potrà mai riparare una tragedia che deve fare riflettere. Pesa come un macigno l’urlo di dolore del figlio dei coniugi Accardi: “Non è giusto morire così”.