“Indipendentemente dalla durata dell’incarico, la mia amministrazione ha fatto una programmazione triennale, all’interno della quale ci si sono prefissi un percorso e un risultato. A 3 anni e mezzo dal mio insediamento e a 4 anni dall’emanazione della legge 5, posso confermare che quest’ultima è stata una buona legge, perché ha messo i presupposti per migliorare la sanità, nonostante le difficoltà. Non bisogna dimenticare che si è partiti da una sanità di non buona qualità che era sbilanciata sugli ospedali, ma con forti fughe sanitarie”.
“Sì, l’assessorato ha costatato che la cattiva sanità con molte disfunzioni va a braccetto con spese più elevate. Partendo da questa constatazione, si è cercato di razionalizzare la spesa, portando ad un risparmio. Vi era, infatti, una proliferazione di primariati ospedalieri e di grandi disponibilità di posti-letto per acuzie, ma l’Asp di Palermo non ha sviluppato alcuna forma intermedia territoriale. Non esisteva alcun posto di ricovero post-acuzie, né alcun R.s.a, perciò tutto confluiva nell’ospedale con enormi costi”.
“Sì, ma la questione è organizzativa, poiché la visita ambulatoriale può essere fatta sia in ospedale sia nel territorio. Se il ricovero di persone non gravi serve a giustificare il reparto, si tratta di ricoveri impropri e i costi aumentano. I direttori generali di tutte le Asp, a 3 anni dall’insediamento, sono riusciti ad aprire molti letti di riabilitazione che dovrebbero seguire i ricoveri per acuzie, sono arrivati a creare molti R.s.a, mentre sono stati potenziati i Pta, che iniziano a diventare i filtri dell’ospedale, prendendo in incarico i pazienti cronici. Inoltre, si è cominciato a ragionare in termini di rete, come nel caso del diabete. Lo stesso percorso si sta realizzando per la reumatologia, per l’ictus e per lo scompenso cardiaco”.
“L’assessorato ha dato indicazioni coerenti a tutte le Asp, ma quella di Palermo ha le sue peculiarità storiche, perciò occorre fare attenzione a non danneggiare i settori di riferimento della sanità palermitana. Ad esempio, l’Asp 6 era avanti nel trattamento del diabete, mentre altre Asp hanno sviluppato meglio il percorso dello scompenso cardiaco, dell’ictus, ecc.. È stato previsto un dipartimento strutturale di riabilitazione che governa tutta la filiera dal territorio all’assistenza domiciliare e sta dando il suo risultato. C’era il problema di Villa delle Ginestre che è un fiore all’occhiello regionale. Sono stati aperti il primo e il secondo modulo, è stato attivato quello pediatrico, sono state costruite le piscine, è stata introdotta l’ippoterapia e sono stati creati tutti gli ambienti paraolimpici. A breve, sarà realizzato il primo centro in Sicilia di Pet Terapy con professionisti di chiara fama provenienti da altre regioni. Un altro centro di riabilitazione è stato aperto a Lascari per servire tutto quel territorio e si spera di poterne aprirne uno sulle Madonie e uno a Lercara. Infine, l’Asp si è dotato di un buon parco di attrezzature grazie ai fondi strutturali, come la risonanza magnetica pubblica che non esisteva, mentre oggi la Provincia ne avrà 3, riducendo i costi”.
“C’è stato un problema d’informatizzazione nei trasferimenti dei dati da un sistema a un altro. Ora, non si hanno più difficoltà con l’Inps e non esistono arretrati, poiché le domande sono smaltite rapidamente dalle commissioni. L’Inps, infatti, fissa le date delle visite sulla base della disponibilità delle commissioni dell’Asp entro i termini previsti dalla legge. Non a caso, è previsto che le nostre commissioni operino nei locali dell’Inps, così da agevolare il lavoro delle stesse commissioni. Inoltre, Palermo presenta il minor tasso di ospedalizzazione di tutta la Sicilia, e ciò dimostra che la territorializzazione delle cure sta avendo efficacia. Del resto, i servizi sociali possono aiutare molto le categorie a rischio come gli anziani, prevenendo incidenti o l’insorgere di patologie. Tuttavia, la vera sfida che ancora deve essere vinta, è quella del risultato di salute. La buona organizzazione nella sanità e l’oculata gestione delle risorse possono far conseguire questo risultato”.
“Si sta puntando su una sanità di qualità per avere esiti di salute, identici a quelli delle regioni più virtuose. Un indice molto basso è quello della sopravvivenza degli ultra sessantacinquenni con fratture del femore”.