CATANIA – È stato reso pubblico poco prima della fine dell’anno lo studio di monitoraggio statistico sui flussi turistici nel 2011 nel catanese a opera dell’ufficio preposto della Provincia regionale. Un’analisi annuale a beneficio degli operatori del settore nell’ambito della gestione dell’Osservatorio turistico e della gestione ed elaborazione dei dati statistici sui relativi flussi e sulle strutture ricettive, che rileva un bilancio positivo dal punto di vista turistico per il territorio catanese.
Nel 2011 il numero degli esercizi ricettivi continua a crescere, seguendo il trend del periodo 2002-2011. Si passa infatti dalle 733 strutture del 2010 alle 757 dell’anno analizzato. Sono 18 i complessi extralberghieri in più, ovvero campeggi, bed & breakfast, alloggi in affitto e ostelli, solo per fare qualche esempio. È di 205, quindi, il numero dei letti aggiunti, 71 le camere e 76 i bagni.
Diversi i numeri delle strutture alberghiere: si registra un meno 124 nel numero dei letti, meno 83 in quello delle camere e meno 6 nel numero dei bagni. Il perché è facile da intuire, data la crisi economica che ormai da anni attanaglia l’intero Paese e non solo, ed è anche chiaramente espresso nel report provinciale.
“Pur avendo il 2011 sei strutture in più rispetto al 2010 – è scritto nel documento realizzato dalla Provincia – si tratta di esercizi di piccole e medie dimensioni, a fronte della chiusura di strutture medie e grandi”. Il dato riguardante gli arrivi e il pernottamento medio nell’arco del decennio 2002-2011 è in assoluto il migliore registrato: 740 mila 428 sono le persone arrivate nel 2011. Una percentuale di 10,27 punti di incremento, pari a 69 mila e quattro persone, di cui oltre il 66% sono turisti stranieri. Nonostante la crisi, infatti, tale incremento sarebbe legato alla geografia dell’Isola e ai recenti avvenimenti politici nei paese del Mediterraneo.
“Come tutte le aree del Sud Europa – si legge nello studio – ha beneficiato della flessione delle presenze turistiche nel Nord Africa (- 9%) e in Medio Oriente (- 7%)”. A confermarlo sono sempre i dati. I turisti italiani, infatti, pur rappresentando la componente più numerosa, sono aumentati solo del 5% rispetto all’anno precedente, mentre i turisti europei ed extraeuropei sono in aumento del 18,21% i primi e + 38,65% i secondi.
In crescita anche la percentuale dei pernottamenti, ma anche in questo caso occorre differenziare. I turisti italiani, soprattutto provenienti dal resto della Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania, viaggiano di più (+ 23.414 arrivi), ma per meno tempo, abbassando così le già non troppo alte percentuali riguardanti le presenze. Si passa dunque da una media di 2,48 a 2,36 giorni. I dati sugli stranieri aumentano invece di oltre 45 mila unità, raggiungendo quasi tre giorni come media di pernottamento.
In crescita anche la percentuale dei pernottamenti, ma anche in questo caso occorre differenziare. I turisti italiani, soprattutto provenienti dal resto della Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania, viaggiano di più (+ 23.414 arrivi), ma per meno tempo, abbassando così le già non troppo alte percentuali riguardanti le presenze. Si passa dunque da una media di 2,48 a 2,36 giorni. I dati sugli stranieri aumentano invece di oltre 45 mila unità, raggiungendo quasi tre giorni come media di pernottamento.
E sebbene le strutture extralberghiere sono quelle cresciute maggiormente in numero, e godono di arrivi in netto aumento, soffrono al contempo della diminuzione del numero dei giorni di permanenza. La percentuale media è scesa drasticamente dal 2002 al 2010, passando da quasi sei giorni (5,84 %) nel 2002, ai tre e mezzo attuali.
Il settore alberghiero, invece, gode tutto sommato di buona salute. Rimane sempre la scelta preferita dai viaggiatori, così, nel 2011 registra un più 10,38% per quanto riguarda gli arrivi e un più 13,13% nel numero delle notti di permanenza. La permanenza media è dunque passata da 2,31% a 2,37%. È l’albergo a quattro o cinque stelle la scelta più diffusa (47,64%), subito seguito da quello a tre stelle (31,53%) e a distanza dai b&b (4,83%), a seguire, in basse percentuali, tutte le altre tipologie di strutture ricettive.

