PALERMO – Che debbano restare segrete o che possano diventare pubbliche, le dichiarazioni dei redditi restano al centro di una guerra a colpi di leggi e tribunali, iniziata nel lontano 2008 dall’ex ministro Visco. La questione, però, è tornata d’attualità, dividendo ancora una volta il Paese. In molti agitano lo spettro del regime tributario, ma d’altro canto non si può negare che l’evasione in Italia ha raggiunto vette inaudite e troppi cittadini campano a spese di altri. Ma di trasparenza dei dati reddituali neanche a parlarne, se non per alcune informazioni aggregate per categorie, che i Comuni dovrebbero pubblicare sui propri siti. Dati buoni, però, solo per “ricerche sociologiche o operazioni di marketing”, come afferma, con una punta di ironia, qualche sindaco. Una marcia indietro iniziata con Berlusconi e conclusasi con Monti. (
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