Le dieci soluzioni ai problemi nazionali - QdS

Le dieci soluzioni ai problemi nazionali

Carlo Alberto Tregua

Le dieci soluzioni ai problemi nazionali

venerdì 01 Febbraio 2013

L’Italia vista da Sud

Nel corso di questa campagna elettorale, un fiume di parole più o meno sensate sono scaricate sui cittadini attraverso radio, televisioni e quotidiani. L’impressione generale è che i candidati, da destra a sinistra, rifuggano dal proporre soluzioni concrete rispetto ai pesanti macigni che gravano sull’Italia, anche se spesso si avventurano in proposte che sanno di non potere successivamente mantenere.
L’Italia degli 8.089 Comuni e delle numerosissime caste e corporazioni ha difficoltà a essere inquadrata in un progetto di sviluppo che può essere realizzato solo se si tagliano i privilegi e gli interessi particolari che hanno dominato il Paese, almeno in questi ultimi trent’anni.
Gli elettori hanno manifestato il loro disgusto per il comportamento di un ceto politico proiettato a risolvere i propri interessi piuttosto che quelli generali. Disgusto che aumenta di giorno in giorno e che viene rilevato dai sondaggi sulle intenzioni di voto.

Per quello che valgono, tali sondaggi danno due dati estremamente preoccupanti: il primo che al movimento del Comico genovese viene attribuita una percentuale di consensi fra il 13 e il 15%; il secondo relativo a una massa di indecisi o di probabili astenuti che arriva al 40%. Nel complesso, sembra che oltre metà degli elettori non voterà per i partiti che stanno conducendo la campagna elettorale, anche se è probabile che negli ultimi giorni molti di essi saranno indotti a prendere una decisione.
Avremmo voluto sentire proposte credibili per i dieci macigni che vi elenchiamo, in uno al titolo delle possibili soluzioni. Ma così non è stato.
1. Il debito pubblico di oltre 2 mila miliardi costa intorno a 80 miliardi l’anno. Si deve abbattere, secondo il Fiscal compact, di 50 miliardi l’anno nei prossimi venti anni. Come fare? Vendere il patrimonio immobiliare e le partecipazioni e tagliare la spesa pubblica per aumentare l’avanzo primario.
2. Criminalità organizzata (che costa 140 miliardi): la lotta va intensificata all’interno della Pubblica amministrazione nazionale, regionale e comunale che la alimenta, isolando le cinghie di trasmissione portate dai professionisti in guanti bianchi che col viso pulito la rappresentano.

 
3. Pubblica amministrazione inefficiente, che costa 40 miliardi, e corruzione, che costa 100 miliardi. Occorre imporre la formulazione del Piano aziendale per ogni branca dell’amministrazione, inserendo i valori di merito e responsabilità per cui nei vertici vadano gli onesti e capaci. In tal modo, si combatte la corruzione. Per realizzare i due obiettivi è necessario creare l’Aiaa (Autorità indipendente antimafia e anticorruzione).
4. Lentezza della giustizia. Occorre informatizzare il sistema lavorando esclusivamente con i fascicoli elettronici, riorganizzando l’amministrazione e istituendo il cronoprogramma di ogni processo.
5. Energia, che costa un terzo in più rispetto ai partner europei. La soluzione sta nell’utilizzare le innumerevoli fonti rinnovabili mediante progetti, a livello regionale e comunale, inseriti in una legislazione quadro nazionale.

6. Credito costoso e scarso. Le banche devono essere indotte a fare il loro mestiere, che è quello di impiegare la raccolta dei risparmi.
7. Carenza infrastrutturale e logistica. Occorre che il tasso di infrastrutture fra Sud e Nord sia pareggiato e con esso tutti gli impianti di logistica che consentano un rapido spostamento di mezzi e persone.
8. Evasione fiscale di 140 miliardi. Oltre all’azione di Agenzia delle Entrate e GdF, anche mediante Serpico, è necessario che le dichiarazioni dei redditi dei cittadini vengano pubblicate on-line (Dpr 600/1973) e che i Comuni costituiscano i Nuclei tributari locali (Ntl) per scovare i propri cittadini evasori (legge 148/2011)
9. Disfunzione di Stato, Regione e Comuni. Responsabilizzare i dirigenti, premiandoli o sanzionandoli, anche personalmente, in base ai Piani aziendali descritti al punto 3.
10. Il Mezzogiorno arretrato. è indispensabile fare investimenti con il Credito d’imposta per supportare le aziende e spendere tutti i fondi europei, cofinanziati dalle Regioni, per aprire cantieri ovunque, soprattutto per la sistemazione idrogeologica del territorio e la ristrutturazione antisismica degli immobili.

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