Elezioni 2013 - Un ginepraio al Senato. L’Italia è ingovernabile - QdS

Elezioni 2013 – Un ginepraio al Senato. L’Italia è ingovernabile

Elezioni 2013 – Un ginepraio al Senato. L’Italia è ingovernabile

mercoledì 27 Febbraio 2013

Nessuna coalizione raggiunge la maggioranza assoluta a Palazzo Madama

ROMA – Chi ha vinto, chi ha perso, perché. Sono questi gli interrogativi che per tutta la giornata di ieri hanno continuato ad affannare opinionisti a vario titolo, leader di partito, giornalisti in rampa di lancio, semplici curiosi. Certezze non se ne hanno, a parte che le urne ci consegnano un vero e proprio guazzabuglio nell’aula “anziana” del Parlamento. Se alla Camera, infatti, in virtù dell’attribuzione del premio su base nazionale, il Pd incassa la maggioranza assoluta, il Senato rischia di diventare un suk, con i grillini pronti a vigilare su inciuci e manovre della “casta”. Di fatto il Paese è ingovernabile ed è probabile che, trovato un accordo su alcune cose essenziali come la legge elettorale, si torni presto a votare. Ma non mettiamo limiti alla provvidenza, e alla previdenza (quella dei corposi  vitalizi).
La nuova geografia della Camera
Nonostante il distacco irrisorio rispetto alla compagnia guidata dal redivivo Cavaliere (solo lo 0,36% dei voti validi e un centinaio di migliaia di voti), Bersani riesce a evitare un tracollo che sarebbe stato epico. A Montecitorio la coalizione di centrosinistra prende la fetta più grande della torta, con 340 seggi ai quali si devono aggiungere 5 deputati eletti nella circoscrizione estera. In totale, dunque, 345 poltronissime così suddivise: 297 vanno al Partito democratico, 37 a Sinistra e Libertà, 6 al Centro democratico di Tabacci e Donadi (sopravvissuti, grazie al machiavellico sistema di ripescaggio previsto dal  “Porcellum”, all’ecatombe di trombati eccellenti) e il Partito del Sud Tirol che riesce a portare a casa una pattuglia di cinque onorevoli.
Il Pdl, ancora una volta, sorprende tutti grazie al fattore “B”. Quasi un italiano su 3 (il 29%) gli ha confermato la fiducia. Un risultato che ha lasciato a bocca aperta molti sondaggisti ed esperti di grido, ma che si spiega con la differenza tra gli instant poll e il risultato finale ottenuto da Berlusconi: una buona parte dell’elettorato cosiddetto di destra fa fatica a dire per chi vota. Sulle ragioni, poi, ognuno può pensare quello che vuole. Ma tant’è. Comunque, il Centrodestra incassa alla Camera 125 seggi in totale (compreso uno all’Estero). Nel particolare al Pdl ne vanno 97, alla Lega Nord (appena sopra il 4%, gli scandali hanno pesato eccome) vanno solo 18 scranni. Fratelli D’Italia (la lista di Meloni e La Russa) non riesce a superare il 2% e relega così “La Destra” di Storace (0,64%) fuori dal Palazzo. Come per il movimento di Tabacci, ottiene una rappresentanza simbolica di 9 deputati.
Ma il vero vincitore della campagna elettorale è Beppe Grillo: la lista del comico genovese incassa il 25,55% dei voti (ma in alcuni Regioni, come la Sicilia, supera ampiamente il 30%) e porta a Montecitorio 109 “cittadini”, come amano definirsi nel Movimento cinque stelle.
Chi ha perso, nettamente, è invece Mario Monti. La sua lista supera di poco il 10% e riesce così a salvare lo Scudo crociato di Pierferdinando Casini. Quest’ultimo alla Camere ottiene un misero 1,78% dei consensi, contribuendo a fare fuori l’altro grande alleato del Professore, ovvero Gianfranco Fini (Fli fa peggio di tutti tra i partiti blasonati, attestandosi allo 0,46%). In totale Scelta Civica ottiene 37 seggi in Italia e 2 nella circoscrizione estera. All’Udc il “contentino” di 8 onorevoli. Complessivamente il cosiddetto Terzo polo ha 47 seggi. Fuori tutti gli altri. Da Ingroia a Di Pietro (Rivoluzione civile ottiene il 2,2), da Giannino (Fare per fermare il declino si ferma all’1,12) a Pannella (0,19).
Il ginepraio del Senato
Lo diciamo subito: nessuna delle Coalizioni ha ottenuto il “Magic number”, quei 158 scranni necessari per formare un Governo. Ancora una volta sul banco degli imputati, responsabili dell’ennesimo stallo, vi è la Legge “porcata” di Roberto Calderoli. Se, infatti, il sistema premiale fosse stato lo stesso di quello previsto per la Camera, anche in virtù dello scarto risicato, oggi il Centrosinistra sarebbe in condizione di formare un Governo con l’ambizione di durare cinque anni. Invece la vituperata legge attribuisce i seggi su base regionale. E così, vincendo il Centrodestra in Regioni chiave come la Sicilia, la Campania e la Lombardia (definita l’Ohio d’Italia, un forzato parallelismo con le elezioni statunitensi), assistiamo all’ennesima balcanizzazione di Palazzo Madama. Vediamo nel dettaglio.
Il Centrosinistra ottiene 113 seggi, più i quattro scattati nel resto del Mondo. Di questi, 109 vanno ai democratici, 7 a Sinistra Ecologia e Libertà e uno solo alla lista “Il Megafono” del governatore siciliano Rosario Crocetta. Inoltre al raggruppamento progressista vanno aggiunti sei seggi del Trentino Alto Adige e 1 della Valle D’Aosta. Il totale fa 124.
La coalizione di centrodestra, invece, ne ha conquistati 117 (incluso il seggio conquistato in Trentino). Il Pdl elegge 98 senatori, la Lega 17 e uno va alla Lista Grande Sud, riuscita a superare lo sbarramento del 3% in Calabria.
Leggera flessione dei consensi al Senato per Grillo, che prende comunque il 23,79% e ben 54 scranni. Il futuro del Paese, inevitabilmente, passa anche da loro.
La lista di Monti, prende 18 seggi: considerando un seggio ottenuto all’estero e lo stesso professore, senatore a vita, in tutto si arriva 20 parlamentari tondi tondi. Non male per una coalizione che al Senato non ha nemmeno ottenuto il 10%. Un seggio, infine, va al “Movimento Italiani all’Estero”.

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