Il caso più eclatante è certamente quello del capoluogo, dove per pagare gli stipendi del personale se ne sono andati, soltanto nel 2012, 276 milioni di euro. I sacrifici gravano sulle spalle dei cittadini, che sono così costretti a pagare tributi molto alti. Non per servizi adeguati ma per riparare ai danni del passato
PALERMO – Dopo aver analizzato nel dettaglio gli ultimi bilanci approvati da Palermo, Catania e Messina possiamo affermarlo con certezza: i cittadini siciliani pagano le tasse per mantenere opulenti apparati e spese folli, piuttosto che per avere servizi efficienti e città a misura d’uomo.
Le responsabilità non sono soltanto delle ultime amministrazioni che hanno guidato i Comuni della Sicilia, ma di tutte quelle che negli ultimi decenni si sono susseguite alla guida degli Enti, sperperando preziose risorse e dimenticano una parola che dovrebbe essere al primo posto nell’agenda di ogni buon sindaco: sviluppo.
Il risultato è che ormai, nei bilanci comunali, alla voce Spese in conto capitale (gli investimenti, per intenderci) sono rimaste soltanto le briciole e per sviluppo e lavoro non c’è più spazio. (
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