Ponte sullo Stretto, Eurolink batte cassa - QdS

Ponte sullo Stretto, Eurolink batte cassa

Ponte sullo Stretto, Eurolink batte cassa

martedì 05 Marzo 2013

In una lettera alla società Stretto di Messina il contraente generale chiede il rispetto delle penali per la mancata realizzazione dell’opera. “Indebita espropriazione statale e danni per le aziende quotate in Borsa”, in ballo almeno mezzo miliardo

MILANO – Non si gridi alla sorpresa. Del Ponte sullo Stretto sentiremo ancora parlare e a lungo, perché se è vero che non sarà realizzato, ora il consorzio delle imprese che si era aggiudicato il contratto batte cassa proprio per l’impossibilità di costruire la grande opera a campata unica tra Sicilia e Calabria.
Per Eurolink, il mancato pagamento delle penali da parte dello Stato italiano al consorzio di imprese è "un’indebita espropriazione" e i danni, soprattutto per le aziende quotate in Borsa, "non potranno che essere addebitati al governo italiano". Eurolink ha già inviato una lettera alla società Stretto di Messina Spa, di cui l’Ansa ieri ha dato ampi stralci.
La mancata sottoscrizione dell’atto aggiuntivo al contratto per il Ponte da parte di Eurolink "è stato condizionato dalla contestata esigenza di dare attuazione a disposizioni legislative con cui il Governo ha inteso ‘sbarazzarsi’ – si legge nella lettera – di un contratto legittimamente assegnato a seguito di una gara europea e modificare unilateralmente il contenuto e l’efficacia di tale contratto, pretendendo di conculcare diritti e indennizzi contrattualmente consacrati in capo al contraente generale, peraltro con ogni evidente perdita di credibilità del sistema Paese".
Secondo il consorzio guidato da Impregilo, cui partecipano la Sacyr (Spagna), la Società italiana per condotte d’acqua, la Cooperativa muratori & Cementisti-C.M.C. di Ravenna, la Ishikawajima-Harima Heavy Industries (Giappone) e Aci (Consorzio Stabile), "spiace dover ancora una volta ricordare che altro non chiede che il puntuale rispetto del contratto stipulato e contesta con fermezza la volontà di espropriare l’affidatario dei propri diritti contrattuali e finanche del rimborso delle spese sostenute, con assoluta noncuranza dei nove anni di vincolo contrattuale, del mantenimento di ingentissime fidejussioni e linee di credito dedicate, dell’inutile impegno delle migliori forze del team internazionale affidatario, dell’altrettanto inutile mobilitazione delle migliori professionalità internazionali per la realizzazione di una delle più difficili opere di ingegneria al mondo ed infine dei danni che tale azione provoca alle imprese affidatarie ed in particolare a quelle quotate in Borsa, che non potranno non essere addebitati al governo italiano".
Eurolink ricorda alla società Stretto di Messina che "non può certamente sottostare a tale indebita espropriazione delle proprie legittime posizioni derivanti dalla sottoscrizione di un contratto assegnato a seguito di regolare aggiudicazione di una gara internazionale, ma resta pur sempre disponibile a riconsiderare il recesso dichiarato qualora il governo intenda effettivamente realizzare l’opera in un quadro di ripristinata situazione di regolarità contrattuale e, soprattutto, in un quadro normativo di assoluto rispetto delle pratiche internazionalmente riconosciute e della legalità, come individuata dai trattati e dalle convenzioni a tutela degli investimenti e del legittimo affidamento dei contraenti nazionali ed internazionali".
Come risaputo, il contraente generale Eurolink non ha sottoscritto, entro il termine del 1° marzo, l’atto aggiuntivo con il quale lo Stato italiano di fatto chiedeva di accettare la cancellazione delle penali. Secondo le fonti finanziarie che sono venute in possesso della lettera, la sola capofila Impregilo avrebbe dovuto incassare come penali stabilite attraverso il contratto originario circa 300 milioni di euro. Pertanto, considerando anche le altre cinque imprese partecipanti, alla fine il conto potrebbe essere molto vicino al miliardo di euro.

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