Formazione continua per aziende, fondi dirottati per la cig in deroga - QdS

Formazione continua per aziende, fondi dirottati per la cig in deroga

Marina Pupella

Formazione continua per aziende, fondi dirottati per la cig in deroga

giovedì 28 Marzo 2013

Anche l’Avviso 9 resta solo sulla carta: i 39 mln disponibili utilizzati per le misure di sostegno al reddito. Decisione presa dalla precedente Giunta regionale e formalizzata dal Ministero

PALERMO – Nel gran caos che ha colpito la Formazione, con 235 enti spogliati dei propri accreditamenti e con l’Avviso 20 che concluderà anzitempo la sua corsa il prossimo agosto, rimane sospeso anche il destino dell’Avviso 9, “Interventi di formazione continua per la promozione di piani formativi aziendali, interaziendali, settoriali e territoriali”.
La copertura finanziaria per il bando destinato alla formazione permanente dei dipendenti delle aziende siciliane per migliorarne la produttività e la competitività ammontava a più di 39 milioni di euro. Somme che oggi non ci sono più. Che fine hanno fatto? “Sono servite per pagare la cassa integrazione in deroga del personale delle aziende – spiega Anna Rosa Corsello, dirigente generale del Dipartimento regionale Formazione -. Lo scorso anno, infatti, la Regione aveva chiesto al ministero del Lavoro un aumento del budget di 65 milioni, ma ci è stato risposto che avremmo potuto utilizzare, così come per le altre regioni, le risorse della legge 236 del 93 (la norma cui fa riferimento l’Avviso 9, ndr). Questo- aggiunge il dirigente – malgrado io avessi prospettato che il fabbisogno era di 200 milioni di euro. Il Ministero ci ha detto che non avremmo potuto avere altre risorse, ma che viceversa potevamo utilizzare, previo la mancanza di atti giuridicamente vincolanti, i finanziamenti della 236”.
Chi ha autorizzato l’utilizzo delle somme? “La precedente Giunta di governo, ha quindi destinato le risorse per le misure di sostegno al reddito ed il Ministero ha formalizzato l’accreditamento delle somme che, comunque, alla pubblicazione del bando non erano state ancora accreditate. Il bando era comunque privo di risorse perché di fatto non erano ancora arrivate. Le istanze erano state considerate ammissibili ma non ancora valutate nel merito”.
Solito vecchio modo di procedere dell’amministrazione regionale, quello di pubblicare un procedura senza copertura. L’Avviso 9 era stato pubblicato nella Gurs il 24 giugno del 2011e le imprese che avevano presentato richiesta al Dipartimento regionale Istruzione e Formazione entro i termini previsti dall’avviso, a distanza di oltre due anni, non hanno ricevuto più nessuna notizia.
A denunciare l’ennesima anomalia nel sistema Formazione è un imprenditore palermitano, che preferisce non essere menzionato. Questi non contesta solo il velo calato su una misura prevista per legge (la 236 appunto), ma va oltre chiedendo risposte sul destino delle risorse pubbliche, che servivano per finanziare i piani formativi a vantaggio dei lavoratori delle imprese. “Nello specifico, parte di queste risorse vengono suddivise annualmente per Regioni dal ministero del Lavoro- spiega l’imprenditore – ora vorremmo sapere perché una formazione vera, utile quale quella dei dipendenti che avrebbe come risultato anche il miglioramento della competitività aziendale, ad oggi non è partita. La 236 prevede per altro, che una parte di queste risorse venga alimentata con una quota di contributo obbligatorio dovuto dalle imprese contro la disoccupazione involontaria. Quindi, in ultima analisi, si tratta di una quota parte sborsata dalle stesse aziende”.
Spulciando il bando leggiamo che “i soggetti candidati a realizzare i Piani formativi devono essere: singole imprese, con almeno una sede operativa nella Regione siciliana, per attività rivolte esclusivamente ai propri dipendenti; organismi di formazione, per conto di singole imprese o Enti di formazione terzi; Consorzi di imprese; Ati (associazioni temporanee di imprese)”.
Il finanziamento pubblico massimo ammissibile per singolo Piano aziendale o interaziendale, settoriale o territoriale era di massimo 500 mila euro. “Non disperiamo di recuperare le somme – ha aggiunto la Corsello – stiamo valutando il da farsi. Rimangono per fortuna ancora vecchie risorse sempre della 236 mai utilizzate, 21 milioni per una prima tranche e due decreti: uno di 36 milioni ed un altro di 8”.

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