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Palermo – L’Amia affonda tra anni di debiti. La città in un mare di rifiuti

Gaspare Ingargiola

Palermo – L’Amia affonda tra anni di debiti. La città in un mare di rifiuti

sabato 20 Aprile 2013

Le proteste dei dipendenti non si fermano, ma quella del fallimento sembra l’unica strada percorribile. Stando ai dati dell’amministrazione Orlando ammonterebbero a 400 mln di euro

PALERMO – Mentre la città affoga tra i rifiuti, il futuro dell’Amia si fa sempre più incerto. Stando a quanto dicono il sindaco Leoluca Orlando e i sindacati dei lavoratori, la strada imboccata sembrerebbe ormai quella del fallimento. Ma mentre per il primo cittadino si tratta di un’eventualità quasi ineluttabile (che stornerebbe dal capo dell’amministrazione l’obbligo di accollarsi i debiti), le parti sociali vedono l’eliminazione dell’ex partecipata come la peggiore ipotesi possibile, poiché metterebbe in pericolo il futuro lavorativo dei dipendenti. Per questo nei giorni scorsi sindacati e operai hanno indetto una nuova manifestazione che, partita da via Lincoln, ha avuto come meta finale Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars. Cinque delegati sindacali (per Usb, Cisl, Fiadel, Ugl e Uil) sono riusciti a ottenere un colloquio con il presidente della Commissione Ambiente all’Assemblea retionale, Giovanni Trizzino.
Occorre specificare che la vertenza Amia, in questo momento, non è di competenza diretta del Comune di Palermo. La gestione della discarica di Bellolampo è passata in altre mani da quando la Regione ne ha deciso il commissariamento. I lavori di ampliamento alla sesta vasca della discarica, a quanto sembra, finiranno a luglio ma intanto la sua capienza si va esaurendo. A questo si devono i rallentamenti nella raccolta di questi giorni e la conseguente emergenza rifiuti. Non passa giorno senza la notizia di cassonetti dati alle fiamme, mentre anche Palazzo delle Aquile ha messo in campo i mezzi di Amap, Amg e Coime per incentivare la raccolta. Gli stessi lavoratori, va detto, hanno indetto assemblee e cortei sempre al di fuori dell’orario di lavoro per non arrecare ulteriori disagi alla città. Il ritmo giornaliero, fa sapere l’Amia, “è di 1.200 tonnellate di rifiuti conferite in discarica, con un trend di circa 300 tonnellate in più rispetto alla media solita”.
Poi c’è il capitolo aziendale. La gestione è affidata dal 2009 a tre commissari straordinari con i quali Orlando ha ingaggiato una battaglia a suon di comunicati infuocati, esposti in procura e provocazioni. Anche i rappresentanti sindacali hanno ormai scaricato gli amministratori straordinari, tant’è vero che il segretario generale della Cgil Palermo, Maurizio Calà, dà un giudizio “estremamente negativo” del loro operato, mentre Massimiliano Giaconia, del sindacato Alba, li accusa “di non aver rivelato alle parti sociali la reale esposizione debitoria dell’azienda, in quanto abbiamo saputo le prime cifre solo due mesi fa, grazie al concordato”.
I debiti dell’ex municipalizzata ammonterebbero tra i 400 milioni di euro (secondo l’amministrazione) e i 245 milioni (secondo Dionisio Giordano della Cisl) e, al netto del patrimonio mobile e immobile e dei crediti vantati dall’azienda, ci sarebbe un disavanzo tra i 70 e i 90 milioni di euro, dei quali ben 38 nel solo 2012. Cifre abnormi, sulle quali non v’è certezza ma solo confusione poiché non si fondano su carte ufficiali ma su dati forniti a voce dal primo cittadino durante gli incontri con i sindacalisti. Quel che è certo è che la situazione finanziaria fa temere la chiusura dell’Amia. Ma, in tal senso, dal Tribunale ancora non giungono notizie.
In caso di fallimento, quattro sarebbero le possibilità aperte: la requisizione in uso di mezzi e lavoratori, la curatela fallimentare, il commissariamento governativo e l’istituzione di una nuova Aro (Ambito regionale ottimale) nell’ambito delle Srr, le società di gestione del servizio di igiene ambientale che hanno sostituito le Ato sulla base della nuova legge regionale sui rifiuti (3/2013). La requisizione sarebbe la strada più gradita alle parti sociali, ma anche “quella più difficile”, come ha spiegato il prefetto Umberto Postiglione, che ha richiesto il parere dell’Avvocatura distrettuale di Stato per dirimere la matassa giudiziaria.

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