Duro il commento del sindaco menfitano Michele Botta: “Ente anacronistico in vista dei Consorzi”. Il Consiglio comunale di Menfi ha rinviato ogni decisione sulle Terre Sicane
AGRIGENTO – “Ancora una volta viene rinviata ogni decisione sul futuro dell’Unione dei Comuni Terre Sicane, con un prolungarsi costoso e pressoché inutile che va a discapito dei Comuni che ne fanno parte”. Così, senza mezzi termini, si è espresso il sindaco di Menfi, Michele Botta, sull’organismo che raggruppa anche i centri di Montevago, Sambuca di Sicilia e Santa Margherita di Belice.
La dura presa di posizione del primo cittadino ha avuto luogo nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale, allorquando è venuto meno il numero legale appena si è giunti al punto relativo al rilancio dell’Unione.
“All’ordine del giorno – ha spiegato Botta – c’era il potenziamento della funzioni dell’Unione attraverso il trasferimento di alcuni altri servizi, ma il Consiglio comunale ha preferito far rinviare nuovamente il punto per demandare alla prossima amministrazione il compito di decidere”.
“Il non decisionismo – ha aggiunto – comporta il mantenimento in vita dell’Unione, con i costi vivi che ne derivano e con servizi per la città spesso pari a zero. Alla luce della ridisegnata mappa della geografia siciliana, con l’abolizione delle Province, e in considerazione della difficile situazione economica degli Enti locali, che implica riduzioni e tagli, appare anacronistico continuare a parlare di Unione dei Comuni”.
“Sembra più logico – ha concluso Botta – parlare invece di Consorzi di Comuni, sulla scia della buona esperienza messa in atto in questi anni dal Distretto socioculturale di Selinunte”.
Perché se i Consorzi dei Comuni dovrebbero essere a costo zero, altrettanto non si può dire per il Consiglio dell’Unione dei Comuni Terre Sicane, così come si può chiaramente evincere dando un semplice sguardo al regolamento. All’art. 19, infatti (diritto di esercizio del mandato elettivo), è specificato come “al Presidente del Consiglio , al vice presidente e ai consiglieri comunali compete un gettone di presenza nella misura determinata di 90,00 € per ogni effettiva partecipazione alle sedute del Consiglio dell’Unione e in 30,00 € per ogni effettiva partecipazione a sedute di Commissioni consiliari. In caso di sedute aventi luogo nella medesima giornata, i gettoni di presenza sono cumulabili”.
E anche se “in nessun caso l’ammontare dei gettoni di presenza di ciascun consigliere può superare, nell’ambito di un mese, un terzo dell’indennità massima prevista per il sindaco di un Comune con popolazione fino a 40.000 abitanti (parliamo di una cifra che si aggira intorno ai 3 mila euro), è previsto che “il consigliere dell’Unione può chiedere all’Amministrazione dell’Unione, tramite il presidente del Consiglio, che il gettone di presenza sia trasformato in una indennità di funzione”. Il tutto si traduce, in pratica, in un massimo di circa mille euro al mese per i 20 consiglieri dell’Unione, ovvero 20 mila euro mensili. E per quali servizi ai cittadini? Pochi, quasi impercettibili.
Alla faccia del ridimensionamento della spesa pubblica.