Negozi, record di sparizioni in Sicilia e a Roma. Per ogni nuova apertura hanno chiuso in 3 - QdS

Negozi, record di sparizioni in Sicilia e a Roma. Per ogni nuova apertura hanno chiuso in 3

redazione

Negozi, record di sparizioni in Sicilia e a Roma. Per ogni nuova apertura hanno chiuso in 3

mercoledì 12 Giugno 2013

L'Osservatorio della Confesercenti: “Trend in accelerazione, di questo passo in 10 anni non ci saranno più negozi in Italia”. Nell’Isola il saldo peggiore tra le regioni: -1.557 imprese. Timori per l’annunciato aumento dell’Iva

ROMA – Avanza la desertificazione urbana: nei primi 4 mesi 2012 per ogni nuova apertura hanno chiuso 3 negozi. Lo segnala l’Osservatorio della Confesercenti che dice: "Di questo passo in 10 anni non ci saranno più negozi in Italia. E’ un trend in continua accelerazione -, afferma – da gennaio ad aprile saldo negativo per 13mila unità, continuando così sarà di circa -43mila a fine anno. Se non si interviene subito il 2023 potrebbe essere l’anno zero del commercio".
Il record di ‘sparizioni’ di negozi è in Sicilia e a Roma. E la desertificazione colpisce soprattutto le fasce sociali più deboli, prosegue la Confesercenti chiedendo che sull’Iva "si passi dalle parole ai fatti, perché il Paese è a un passo dal baratro: con un aumento dell’aliquota, i consumi si contrarrebbero ulteriormente e la crisi delle imprese del commercio al dettaglio si aggraverebbe. E lo scenario terribile di un Paese senza più negozi di vicinato rischia di avverarsi".
Secondo quanto rileva l’Osservatorio Confesercenti, nei primi 4 mesi dell’anno ha aperto un solo negozio ogni tre che hanno cessato l’attività. Complessivamente, la distribuzione commerciale ha registrato la chiusura dall’inizio del 2013 di circa 21.000 imprese, per un saldo negativo di 12.750 unità. Se si dovesse continuare così, stima Confesercenti, alla fine del 2013 avremmo perduto per sempre circa 43.000 negozi. "Se l’accelerazione delle chiusure dovesse continuare anche nei prossimi mesi – spiega Confesercenti – perderemo la totalità delle imprese del commercio al dettaglio già nel corso dei prossimi 10 anni. E’ un’emergenza sociale, economica ed occupazionale insieme: se si considera che, mediamente, ogni impresa del commercio occupa tre persone, rischiamo di far crescere la disoccupazione di oltre 120mila unità entro la fine del 2013. Un dato che dimostra ancora una volta che l’Italia non può permettersi la catastrofe del settore commerciale: il conto sarebbe troppo salato".
"C’è quindi bisogno – è l’appello della Confederazione – di interventi urgenti per facilitare la tenuta delle aziende. Occorre, da un lato, un intervento sulle tasse che schiacciano le imprese e sulle regole di mercato, per evitare distorsioni della concorrenza, così come una maggiore disponibilità di credito per le Pmi e una profonda semplificazione burocratica. Dall’altro, è più che mai necessario un alleggerimento della pressione fiscale che grava sui consumi delle famiglie. Per questo, riteniamo essenziale evitare l’ulteriore aumento dell’aliquota Iva al 22%: avrebbe un effetto depressivo sui consumi. Piuttosto sarebbe opportuno, al maturare delle condizioni, impegnarsi a riportare l’aliquota Iva al 20%".
La crisi delle attività commerciali di vicinato si estende a tutto il Paese. Tutte le regioni mostrano un saldo negativo, ma i picchi peggiori si registrano comunque in Sicilia – dove il saldo negativo è di 1.557 imprese – e in Campania, dove hanno cessato l’attività, senza essere sostituiti, 1.470 negozi. Seguono, nella classifica dei peggiori risultati, Lombardia (-1.263), Lazio (-1.033) e Piemonte (-1.019).

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