Ma prima, occorre che noi vogliamo bene agli altri: rispettandoli, perfino onorandoli, o anche servendoli. Su questo verbo bisogna intendersi. Esso può rappresentare due atteggiamenti: uno servile, l’altro di servizio. Servile si riferisce a chi si comporta lodando ingiustamente gli altri, mettendosi a pecoroni, leccando il loro percorso. Servizio è, invece, mettersi a disposizione liberamente di chi ha bisogno, di chi è debole e di chi non ha la possibilità di soddisfare i propri bisogni essenziali per diverse cause.
Non è indifferente la distinzione tra i due termini, perché riflette una mentalità, che è stata plasmata dalla cultura, verso il libero pensiero o verso uno stato di subordinazione mentale.
Per farsi voler bene dagli altri bisogna essere disponibili al dare e non al prendere. L’egoismo è contrario al servizio. è un disvalore che inquina i rapporti umani, li rende tesi e non buoni. L’altruismo, invece, è il modo giusto per farsi voler bene, e non per ingraziarsi i potenti.
Cosa fare nei confronti di chi ha bisogno? La risposta è cristallina. Tentare di venire loro incontro , in modo materiale, o affettivo, o psicologico. Nel primo caso, basta mettere le mani al portafoglio, nel secondo o terzo caso l’azione è più complessa perché bisogna mettere mano al proprio cervello e al proprio tempo, in modo da rendere effettivo l’aiuto, cercando e trovando le frasi e le azioni giuste che possano aprire l’intelletto altrui.
Queste azioni dovrebbero essere fatte quasi tutti i giorni. Anche un gesto, una parola, un attimo, sono sufficienti ad alimentare un servizio continuo che per ciascuno di noi dovrebbe essere pane quotidiano.
Va da sé che il dare non si aspetta alcuna reciprocità, né ricompensa. Si dà e basta, senza ripensamenti, mirando all’obiettivo.
Quando qualcuno ci dimostra spontaneamente, e senza fronzoli, che ci vuole bene siamo molto gratificati, anche perché fra persone può esservi una regola matematica che si chiama corrispondenza biunivoca, cioè una sorta di bilateralismo.
Il volersi bene non è quantificabile perchè non può essere quantificato. Se qualcuno usasse il bilancino del farmacista avrebbe snaturato il suo comportamento, anche perché l’affetto e l’amore sono sentimenti incommensurabili, cioé infiniti. Significa che si può voler bene a una, o a mille, o a centomila persone senza diminuire il sentimento nei confronti degli altri.
Quando qualcuno ci mostra affetto spontaneo, quando ci chiama per rendersi disponibile senza che gli sia stata fatta richiesta, quando noi stessi ci accorgiamo del bisogno degli altri e senza pensarci due volte cerchiamo di prestarglielo, tutto questo è un modo per elevare l’umanità.
Pensate, se ognuno di noi desse qualcosa agli altri senza nulla chiedere; se poi ognuno degli altri facesse la stessa cosa; se questo accadesse si creerebbe una sorta di catena di Sant’Antonio secondo la quale ogni persona riceverebbe senza aver nulla chiesto.
Ma questo la persona umana non lo fa perché è fallace, debole, spesso incolta e non capisce la bellezza del dare, che è quasi un egoismo.
Non sappiamo chi di noi faccia un mini-esame di coscienza, ogni sera, e riveda il film della giornata trascorsa. è un modo utile, impiegando poco tempo, anche perché serve a capire meglio fatti e circostanze che ci sono capitati, il loro sviluppo, come si debba modificare il nostro comportamento qualora non in linea con i valori etici, che debbono essere sempre il nostro punto di riferimento.