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Chi va oltre i limiti fa nuove scoperte

Dice Papa Bergoglio: Occupatevi delle pecore e non delle carriere. Aggiunge: S. Pietro non aveva conti in banca. Naturalmente le gerarchie curiali dello Stato del Vaticano contrastano questi indirizzi perché dicono che la Chiesa cattolica ha bisogno di finanza per potere gestire le attività, sia nell’ambito dello Stato del Vaticano, sia nelle cento Nunziature apostoliche, equivalenti alle ambasciate.
Il piccolo Stato, ubicato nel centro di Roma (0,44 km quadrati), con poco più di mille abitanti, consuma risorse perché ha centinaia di funzionari, e le stesse Nunziature hanno bisogno di altre risorse.
Le attività del minuscolo Stato sono alimentate finanziariamente dallo Ior (Istituto per le opere di religione) che nel passato, anche sotto la gestione del bravo Monsignor Marcinkus, ne ha fatte di cotte e di crude, compreso riciclaggio di denaro sporco.
La questione è quanta parte delle risorse che la Chiesa cattolica raduna in tutto il mondo va a servizio dei poveri e quant’altra alla burocrazia vaticana.

Si riproduce la solita situazione che esiste nello Stato italiano, e cioè l’utilizzazione delle entrate. Esse dovrebbero essere indirizzate al servizio dei cittadini e dei deboli. La verità è che, spesso, le risorse vengono utilizzate per alimentare privilegi e incrostazioni opache, utili al più becero esercizio del potere.
Insomma, non si tratta di gestire le attività istituzionali secondo il meccanismo dovere-potere, ma esse sono gestite per l’utilità di gruppi o di parti che vogliono esclusivamente arricchirsi a spese della collettività.
Bergoglio dice anche che bisogna occuparsi dei Cristiani e non delle carriere. Ma i carrieristi ci sono dovunque, nella chiesa come nelle associazioni di volontariato e nei Club service. Occorre che essi vengano emarginati, in modo da metterli in condizione di non nuocere.
I carrieristi danneggiano la collettività per il loro smisurato egoismo e impediscono, contemporaneamente, lo sviluppo, la crescita e l’estensione della libertà individuale che non deve mai limitare quella degli altri. Se non ci fosse l’egoismo la Comunità starebbe meglio. Ma, c’è.
 

La libertà è l’ambiente nel quale ci si può misurare ad armi pari in una condizione di competitività che consente di far emergere il merito, cioè i più bravi.
Sono proprio questi cittadini che consentono di migliorare lo stato di salute sociale della gente. Più uno è bravo, più osa, più rischia perché vuole raggiungere risultati che altri magari non vedono. Spesso costoro sono definiti pazzi o visionari e, anziché essere aiutati, vengono contrastati. Questo perché gli ominicchi  hanno paura di essere superati dagli uomini e, quindi, in un impeto di gelosia e di invidia, cercano di interdire il percorso di chi procede sveltamente e con maggiore qualità verso traguardi importanti.
Anzi, chi cerca di crescere, spesso va oltre i limiti e questo non viene perdonato dai quaqquaraqqua, i quali fanno di tutto per impedire ai bravi di raggiungere i risultati che si sono prefissati.

Andare oltre i limiti, o gettare il cuore oltre la barricata, sono modi di dire che indicano uno stato mentale di chi non ha paura di correre rischi, di chi si mette continuamente in gioco, di chi ha vivo il senso di responsabilità, non solo verso sé stesso, ma anche verso la collettività.
Solo chi si è comportato in questo modo ha fatto nuove scoperte, non necessariamente prodotte da geni o persone straordinarie. Spesso si moltiplicano le capacità di tanti, in sintonia fra loro nell’osare, ed in tal modo si raggiungono risultati insperati e, qualche volta, clamorosi. Del resto, nella situazione comune, c’è un semplice modo di dire: chi non risica non rosica. Ma quanti giovani oggi risicano? Quanti giovani si mettono in discussione, si sacrificano, sudano, rinviano attività ludiche e di svago per raggiungere un proprio risultato?
È vero, la disoccupazione giovanile è drammatica, vi sono molti giovani meritevoli che potrebbero trovare lavoro (non necessariamente posti di lavoro), e quando ci provano i loro progetti spesso si realizzano.
I responsabili delle Istituzioni dovrebbero supportare fortemente le start up (piccole iniziative imprenditoriali innovative), e le spin off (realizzazioni di attività economiche a seguito di ricerche universitarie). Ma si occupano di altro. Cioé dei propri affari.