Regione e Ars come la Lombardia - QdS

Regione e Ars come la Lombardia

Carlo Alberto Tregua

Regione e Ars come la Lombardia

martedì 09 Luglio 2013

Crocetta immobile non procede ai tagli

Dopo otto mesi abbondanti di governo, Rosario Crocetta minaccia i dirigenti “avete tre mesi per spendere i fondi europei (per alberghi, negozi, terme e gas), o vi licenzio”.
Ha commesso due errori: il primo non avere licenziato già un certo numero di dirigenti di prima, seconda e terza fascia, palesemente inadempienti anche sotto i governi Cuffaro e Lombardo; il secondo, perché l’ammonizione o la minaccia poteva essere fatta in novembre 2012 ovvero sette mesi fa.
Per queste ragioni a noi sembra ancora una volta che Crocetta faccia ammuina. La nostra affermazione si basa sui fatti. Il bilancio 2013 (la legge di stabilità) non ha tagliato le spese improduttive abbondantissime e conseguentemente non ha potuto recuperare le risorse per cofinanziare i fondi Ue e finanziare ulteriori investimenti, anche con l’apertura di cantieri, i cui bandi di gara sono crollati in questi ultimi anni di ben il 70 per cento.

I tagli da fare sono noti: applicare ai dipendenti regionali lo stesso contratto dei dipendenti della Lombardia e ai sedicimila pensionati regionali le stesse norme dei pensionati della Lombardia; mettere in disponibilità, con l’80 per cento dello stipendio (art. 16, L. 183/11), le 13.820 unità di personale in esubero rispetto alla Lombardia, inclusi i regionali che svolgono funzioni statali (risparmio di 1.400 milioni di euro). Equiparare l’Ars al Consiglio della Lombardia e applicare le indennità di Giunta della stessa, con un risparmio di 97 milioni. Regolamentare i Consorzi di Comuni con un risparmio di 550 milioni rispetto alle precedenti Province. Internalizzare i servizi, azzerando i componenti dei Cda delle partecipate e le perdite (risparmio di 155 milioni).
Applicare anche in Sicilia la riduzione di consiglieri comunali e circoscrizionali e delle loro indennità (L. 122/2010 e L. 148/2011) con un risparmio di 200 milioni. Allineare la spesa farmaceutica alla media Italia e riequilibrare il rapporto dirigenti/dipendenti come in Lombardia. Migliorare l’efficienza per ridurre il numero dei pazienti siciliani che vanno a curarsi fuori (risparmio di 1.100 milioni). Applicare la legge anticorruzione (L. 190/12) e istituire l’Autorità indipendente antimafia e anticorruzione, Aiaa (risparmio 130 milioni).
In totale 3,6 miliardi di tagli suggeriti dal QdS già dall’estate del 2011.
 

L’assessore all’Economia, Luca Bianchi, invita i deputati regionali a fare leggi a costo zero ed esclude tassativamente che la Regione possa andare in dissesto perché paga regolarmente stipendi e rate di mutui. Ma Bianchi dimentica i trasferimenti da fare ai Comuni, se no chiudono, e il pagamento ai fornitori i cui dipendenti hanno gli stessi diritti dei dipendenti regionali.
Nel bilancio della Regione vi sono decine di capitoli di spesa che andrebbero revisionati con il microscopio, per tagliare tutta la parte relativa agli apparati, senza diminuire risorse per i servizi.
Vi è poi quella sezione del bilancio fasulla, riguardante i crediti, di cui una cospicua parte (3,6 miliardi) dichiarati dalla Corte dei Conti totalmente inesigibili. Bianchi cerca di recuperare qualunque somma per finanziare il fondo di garanzia necessario a coprire tali buchi di bilancio nella sezione entrate. 
Da qualunque parte si giri il bilancio regionale è pieno di fori. Ma l’aspetto più grave è che non consente alcuna manovra per innestare il processo virtuoso di crescita-sviluppo-occupazione. E non si vede alcuna luce in fondo al tunnel perché la macchina regionale è grippata e nessuno mostra la competenza e la voglia per sciogliere i nodi.

Su una cosa Bianchi ha ragione, peraltro non supportato da Crocetta: i deputati possono fare le leggi a costo zero, cioé tutte quelle riforme in tema di semplificazione di procedure, riordino di leggi e regolamenti, recepimento di leggi nazionali per il taglio di consiglieri comunali e circoscrizionali, riordino del sistema pensionistico, eliminando i privilegi e così via, in modo da arrivare a quei 3,6 miliardi di tagli che Bianchi non è in condizione di fare.
È al lavoro la commissione presieduta da Antonello Cracolici, per procedere al taglio netto dei compensi ai deputati, ma l’inizio non è promettente, perché non solo si devono adeguare i compensi a quelli del Consiglio regionale della Lombardia, ma vanno eliminate le indennità di carica per presidente, vicepresidenti, segretari, questori, presidenti di commissioni che fanno lievitare il costo.
Non sappiamo se Cracolici abbia anche l’incarico di adeguare il contratto dei dipendenti al modello Lombardia. Anche questo sarebbe un atto di equità molto apprezzabile.

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