Catania Stadium: cinquant’anni di false promesse. Adesso la nuova Giunta passi ai fatti - QdS

Catania Stadium: cinquant’anni di false promesse. Adesso la nuova Giunta passi ai fatti

Catania Stadium: cinquant’anni di false promesse. Adesso la nuova Giunta passi ai fatti

mercoledì 10 Luglio 2013

Nino Pulvirenti: “Il calcio è una festa, ma al Cibali, tra inferriate e grate, sembra di andare in guerra”

CATANIA – “Il calcio deve essere una festa. Invece al Cibali, tra inferriate e grate, sembra di andare alla guerra. Occorre superare questo momento”. Le parole di Nino Pulvirenti a margine dell’incontro di maggio con il neo sindaco Enzo Bianco si possono scomporre in più parti: il presidente del Calcio Catania ha bisogno fortemente dell’aiuto della politica per realizzare il nuovo impianto sportivo di punta della città; lo stadio “Angelo Massimino” è obsoleto, malgrado le tante ristrutturazioni, e bisogna spostarsi in periferia, a Sud; se mai il “Catania Stadium” dovesse vedere la luce sarà una risorsa per la città, aperta alle famiglie e che punterà ad attirare di nuovo quel pubblico che negli ultimi anni ha abbandonato lo sport più seguito d’Europa.
L’incontro si è svolto a Torre del Grifo, il centro sportivo costruito e di proprietà della società calcistica etnea, ed era finalizzato soprattutto a garantire il supporto a livello parlamentare per il progetto del nuovo stadio. “Darò sostegno – spiegava l’ex senatore – a livello politico parlamentare anche con il governo del presidente Letta perché la legge sugli stadi, condizione essenziale del progetto del nuovo impianto di Librino, venga approvato al più presto”. Ora che Bianco è sindaco, ha tenuto per sé la delega allo sport: un altro segnale della possibilità di cambiamento della politica sul maggiore impianto cittadino.
Legge sugli stadi. Manca infatti ancora una legge sugli stadi che consenta alle società di poter fare da sé, snellendo le procedure e consentendo così la nascita di impianti di proprietà privata e non più pubblica. Il caso dello Juventus Stadium, di cui la società calcistica torinese è proprietaria, è stato un precursore, ma è anche frutto della riqualificazione di una struttura preesistente (il “delle Alpi”).
A Catania, nel grande isolato circondato da viale San Teodoro, c’è ben poco, a parte il campo dei Briganti di rugby. Attualmente, tuttavia, l’iniziativa è arenata malgrado le pressanti richieste provenienti dallo sport professionistico. “Chi ha un po’ di fiuto sa che la legislazione sugli stadi non ci sarà in questa legislatura”, ha dichiarato il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete pochi giorni fa.
Il progetto. Eppure il progetto è sul tavolo del sindaco di Catania sin da febbraio 2012. “Dovevamo coniugare – ha dichiarato Pulvirenti alla trasmissione tv Corner – le esigenze delle strutture comunali con quelle calcistiche: all’esterno ci sarà il centro direzionale del Comune, all’interno lo stadio. La struttura vivrà sette giorni su sette, non sarà una cattedrale nel deserto. Sarà uno stadio da 32-33 mila posti, è la capienza giusta. Ma lo stadio è una struttura invasiva, bisogna che la città la recepisca bene”. E quindi ci vuole il pieno appoggio delle istituzioni, fermo restando l’impegno della società.
Come finanziare l’opera? Una parte dei 60-70 milioni di euro (costo del solo stadio) sarà a carico della società, poi tra mutui e sponsorizzazioni si raggiungerà il totale. Sul Piano regolatore generale (ancora in alto mare), firmato dall’architetto Rosanna Pelleriti, l’area è stata già individuata. Dal momento in cui entrerà in vigore la legge sugli stadi, in due-tre anni, secondo la società, lo stadio potrebbe essere pronto.
Il sindaco uscente. Prima della partita di Serie A tra Catania e Siena, l’ex primo cittadino Raffaele Stancanelli ha tenuto a sottolineare la primogenitura del progetto: “Probabilmente – ha dichiarato –, le polemiche di questi giorni riguardo alla realizzazione del nuovo stadio a Librino hanno creato un po’ di amarezza tra i tifosi del Calcio Catania. Del resto, tutti sanno quanto abbiamo lavorato, in questi anni, alla realizzazione del progetto. È stata già definita l’area inserita nel Prg, dopo numerosi incontri tra i tecnici del Comune e del Calcio Catania”.
A parte cavalcare l’idea della società, tuttavia, il Comune non ha potuto fare molto altro. D’altronde, è dal 22 marzo 1964 che la politica parla dello stadio a Sud della città, da quando il progetto Bulldozer di Salvatore Boscarino, Alberto Durante e Fiorella Rosati (insieme all’altro quotato progetto Vulcano) fa sognare un impianto da 70 mila posti a Pantano d’Arci, dal costo di un miliardo di euro. Lo stadio comunale lì, tuttavia, non si farà mai: allora mancavano i soldi, ma non le promesse elettorali.

Potrebbe alleggerire le casse comunali e creare posti di lavoro

CATANIA – Si gioca a calcio al Polisportivo di Cibali, o stadio dei Ventimila, dal 28 novembre 1937. Progettato da Raffaele Leone, ribattezzato “Italo Balbo” durante la guerra e poi “Angelo Massimino” dal 2002, l’impianto è stato ristrutturato più volte (le ultime nel 1991 e 1997, sindaco Enzo Bianco), ma già dopo 25 anni era considerato inadeguato. In assenza di iniziative politiche concrete, è quindi la società calcistica etnea a farsi carico del progetto e, se l’iter procederà com’è stato per il centro sportivo di Torre del Grifo, sarebbe un altro traguardo storico per la presidenza di Pulvirenti. L’assenza della famigerata legge sugli stadi, tuttavia, non ha impedito ad altre società di andare avanti sulla strada della progettazione. Detto della Juventus, che ha avuto il vantaggio di edificare la nuova infrastruttura su una pre-esistente, c’è anche il caso del Friuli di Udine. Ad aprile è stato presentato il progetto di ristrutturazione per arrivare a un impianto “moderno, sicuro, sostenibile”: diminuiscono gli spettatori, migliorano i servizi per gli spettatori, si rispettano i nuovi standard energetici e ambientali. E tutto questo con sgravio per le casse comunali: “Ogni anno – spiegava il sindaco di Udine Furio Honsell – il Comune doveva investire circa un milione di euro per la manutenzione dell’impianto di via Candolini, ma, grazie alla formula della vendita del diritto di superficie, l’amministrazione comunale verrà sollevata da questa spesa che sarà a carico dell’Udinese per 99 anni”. In più, l’intero progetto avrà delle ricadute sul fronte occupazionale, in quanto è stato affidato allo studio Stancanelli&Russo, già progettista del centro sportivo di Torre del Grifo.

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