La Confederazione italiana agricoltori contro la Grande distribuzione organizzata anche sull’applicazione del doppio prezzo. Speculazione e boicottaggio: così per le imprese dell’Isola i conti sono sempre in bilico
PALERMO – Nonostante i prezzi all’origine abbiano toccato il minimo storico, grossisti e Gdo (Grande Distribuzione Organizzata) continuano a non acquistare pesche, uva da tavola, angurie, meloni, ortaggi e grano duro prodotti in Sicilia. Stessa sorte da mesi è riservata anche al comparto lattiero-caseario e zootecnico. Il ristagno della domanda e la fortissima riduzione dei prezzi all’origine, insieme alla crescita inarrestabile dei costi di produzione, come materie prime e manodopera, stanno mettendo in ginocchio tutto il settore agricolo. Lo sostiene la Cia siciliana che ha chiesto più volte all’Assessore regionale all’Agricoltura on. Michele Cimino, di insediare senza indugio un tavolo interprofessionale.
Tuttavia, per affrontare immediatamente la crisi in atto, le organizzazioni dei lavoratori pensano di affrontare le problematiche riguardanti i prezzi all’origine e la commercializzazione dei prodotti siciliani direttamente con tutti i soggetti della filiera, la Gdo e gli industriali trasformatori. Inoltre, la Cia ha chiesto al Governo della Regione di dare piena e immediata attuazione alla legge regionale del 2005 che obbliga l’esposizione per i prodotti ortofrutticoli del doppio prezzo, quello all’origine e al consumo, in modo da evitare facili speculazioni come sta accadendo al grano. Infatti, si è notato che la riduzione delle rese medie per ettaro è calcolata intorno al 35-40 per cento che si aggiunge alla riduzione del 28 per cento della superficie investita. Si tratta di dati che indicano il dimezzamento della produzione del grano duro siciliano rispetto al 2008. Il prezzo di quest’ultimo all’origine, però, continua a essere mantenuto su valori veramente bassi, benché ci sia in atto una forte contrazione della produzione siciliana e di quella nazionale del 23 per cento, come ha rilevato l’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).
La situazione è, quindi, preoccupante, soprattutto perché ancora una volta prevalgono azioni speculative che penalizzano il reddito degli agricoltori siciliani i quali, tra l’altro, ottengono il prezzo più basso praticato sulle principali piazze cerealicole nazionali. A questo punto, si rende necessario un profondo processo di riorganizzazione del comparto orto-frutticolo e cerealicolo per sottrarlo alla speculazione e contrastare la svalutazione della loro produzione in Sicilia.
La vice-presidente della Cia Sicilia (Confederazione italiana agricoltori), Angela Sciortino, ha dichiarato che “i mercati contadini sono un’opportunità che si dà ai contadini, ma che non può essere risolutiva per le crisi di mercato. È inimmaginabile che una produzione, come l’ortofrutta, si possa realizzare solo nei mercati, poiché la produzione siciliana è tale che è esuberante rispetto ai bisogni dei siciliani. Trovando ostacoli in una mentalità ancora difficile da superare, non si possono affrontare con successo le difficoltà poste dal mercato. Quando a pochi acquirenti si contrappongono molti produttori, vincono gli acquirenti perché riescono meglio a far valere i loro interessi. Al contrario, se a pochi acquirenti si contrappongono pochi produttori, si possono realizzare accordi su ben altri livelli, aggredendo efficacemente il mercato che ha regole molto dure”.