Secondo l’ultimo rapporto Eures-Ansa il 75% delle violenze si consuma in ambito familiare. Femminicidio, con Rosi Bonanno siamo a quota cinque da gennaio 2013
PALERMO – Tutti hanno in mente le urla della madre di Rosi Bonanno, riprese a reti unificate dopo l’ennesimo femminicidio. A Villabate, l’ex compagno della ragazza era stato denunciato due volte per maltrattamento in famiglia, ma non è bastato per evitare la tragedia. E per questo la madre si scaglia contro chi avrebbe dovuto vigilare per evitare un omicidio annunciato.
In Italia sono già stati compiuti 81 femminicidi, o meglio femicidi, come definisce la morte violenta di una donna l’ultimo rapporto Eures-Ansa sull’omicidio volontario in Italia. Questa relazione è stata pubblicata la settimana scorsa e ha fatto scalpore per i numeri che riguardano soprattutto le violenze di genere. Malgrado l’Italia sia tra i Paesi europei meno colpiti da questo fenomeno, secondo il rapporto una donna viene colpita da un atto di violenza fisica, verbale e psicologica ogni dodici secondi e il 75 per cento di questi fatti avviene in famiglia. Nel 2010 sono stati registrati 105 mila reati di genere, soprattutto minacce e ingiurie, ma anche lesioni, percosse, stalking e stupri.
Il rapporto ha censito anche 124 femicidi nell’Isola tra il 2000 e il 2012, il 7,9 per cento del totale nazionale (1.570). L’Eures ha anche individuato un indice di rischio, che consente di rapportare il numero assoluto degli omicidi di genere con quello della popolazione. La Sicilia è a metà classifica di quest’indice, al 12º posto insieme alla Sardegna con un indice pari a 3,7, leggermente inferiore a quello del Lazio (3,5). La regione più “pericolosa” è il Molise, con un indice di 8 donne uccise ogni 100.000 abitanti, quella più “tranquilla” la Valle d’Aosta (2,5).
Quello di Rosi Bonnano è il quinto caso di assassinio di genere in Sicilia nel 2013, dopo le straniere Maduri Warnacula (20 aprile a Catania), Mihaela Gavril e Henryka Piechulska (15 maggio a Palermo) e Giovanna Nobile (15 giugno a Vittoria). Nel 2012 sono stati 15, secondo la lista stilata dall’Unione donne in Italia (Udi).
“Per combattere questo terribile fenomeno – è l’intervento del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri – ritengo fondamentale valutare e studiare le concrete modalità in cui esso si esplica, assieme ai meccanismi sociali e ai modelli relazionali alla base del nucleo familiare. Sono convinta, infatti, che una delle principali risposte che le istituzioni devono dare sia proprio sul piano culturale e che il fronte sul quale si debba agire con più forza sia soprattutto quello della prevenzione e del sostegno alle vittime”.
Invoca un’azione più concreta Elvira Morana, la segretaria confederale siciliana della Cgil: l’applicazione dell’articolo 11 della Lr. 3/2012, che dispone l’apertura di un osservatorio presso l’assessorato alla Famiglia. L’obiettivo è quello di creare una sinergia tra tutti i soggetti preposti e alla verifica sulle attività delle strutture presenti nel territorio, ad esempio i centri anti violenza, per sostenerne l’azione.
Anche Massimo Gramellini, editorialista de La Stampa, ha dedicato uno dei suoi “Buongiorno” alla storia della 26enne palermitana, pensando soprattutto al figlio. “Il regista che ha in mano tutti i nostri copioni – ha scritto – ti ha affidato un ruolo delicatissimo: tu, orfano precoce della vittima di uno stalker, puoi diventare la tomba del maschio o la sua riscossa. Dipenderà da come saprai accogliere un messaggio semplice e rivoluzionario: nessuno possiede nessuno”. In queste tre parole c’è il senso della vita che i colpevoli di femminicidio hanno perso.