Palermo e Catania città del crimine. Aumentano i reati “spia” della crisi - QdS

Palermo e Catania città del crimine. Aumentano i reati “spia” della crisi

Anna Claudia Dioguardi

Palermo e Catania città del crimine. Aumentano i reati “spia” della crisi

giovedì 15 Agosto 2013

Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, relativi all’anno 2012, le due metropoli siciliane sono nella top ten nazionale. Il capoluogo etneo primo in Italia per numero di scippi, 107 episodi denunciati ogni 100 mila abitanti

CATANIA – La morsa della crisi economica continua ad attanagliare l’isola, rivelandosi nei suoi molteplici aspetti, anche in quello della sicurezza, sempre più messa a repentaglio a causa della crescita dei fenomeni di criminalità e, in particolare dei reati, cosiddetti “spia” del malessere sociale, ossia quelli al patrimonio: furti e rapine, ivi compresi gli scippi.
Catania e Palermo, le due realtà metropolitane dell’Isola, sono infatti nella top ten nazionale sia per quanto riguarda i furti di autovetture che per quanto riguarda le rapine. A rivelarlo sono i dati forniti dal ministero dell’Interno relativi all’anno 2012, elaborati sulla base del numero di denunce pervenute.
Nel dettaglio sono state 828, ogni 100 mila abitanti, le denunce per furto d’auto nella provincia etnea, seconda solo a quella di Barletta-Andria-Trani (831) ma ben distante dalla provincia di Napoli, terza in classifica, in cui il numero di denunce scende a quota 577. Tra le “prime” dieci troviamo anche il capoluogo, all’ottavo posto, con 389 denunce ogni 100 mila abitanti ma con un aumento percentuale di ben il 10 percento.
Ma i criminali siciliani non sono tra i più destri soltanto con sportelli e cavi. Palermo è infatti al secondo posto per numero di rapine, con 159 denunce ogni 100 mila abitanti, poco sotto troviamo Catania, al quarto posto con 144 denunce. Il primato, però, la città etnea lo vince per il numero di scippi, prima assoluta in classifica con 107 episodi denunciati ogni 100 mila abitanti. Dato, tra l’altro, in aumento del 6 percento rispetto al 2011. A Palermo la situazione è poco diversa. Con 63 denunce ogni 100 mila abitanti, e un aumento percentuale del 2 percento, il capoluogo è infatti ottavo in classifica.
Stupiscono invece i territori di Enna e Caltanissetta, tra i “più sicuri” d’Italia. La provincia ennese registra infatti un bassissimo numero di denunce sia per quanto riguarda i furti in abitazione (171 ogni 100 mila abitanti), che per le rapine (13 ogni 100 mila abitanti), mentre il capoluogo nisseno è tra le località più tranquille per i furti con destrezza, con solo 27 denunce ogni 100 mila abitanti.
Il quadro delineato grazie ai dati del ministero dell’Interno è lo specchio, sul nazionale, di una situazione che è già possibile tracciare analizzando i dati delle quattro corti d’Appello siciliane, relativi al periodo che va dal 1 luglio 2011 al 30 giugno 2012 per le stesse tipologie di reati. Per i furti, in particolare, tutte le corti registrano dati in aumento, Ciò è vero, in particolare per i furti in abitazione che nel messinese toccano +41%.
A sottolineare la definizione di reati “spia” e il legame, dunque, con la crisi economica e valoriale attuale sono anche i presidenti delle quattro istituzioni giudiziarie. Vincenzo Oliveri, presidente della Corte di Palermo scrive infatti nella sua relazione: “È da considerare che il fenomeno dei reati contro il patrimonio è prevalentemente ricollegabile a condizioni di disagio economico o di vera e propria indigenza di larghi strati della popolazione”.
 
Sulla stessa scia, Salvatore Cardinale che presiede la Corte nissena: “Sulla lievitazione complessiva degli atti di aggressione al patrimonio privato – sostiene il presidente – ha certamente influito la grave crisi economica che ha colpito quella parte di popolazione priva di entrate sicure e sufficienti, l’assenza di occasioni di lavoro che affligge settori sempre più vasti di cittadini, in particolare il mondo giovanile, inducendoli – nella ricerca di risorse economiche occorrenti ai loro bisogni – al compimento di fatti di criminalità”.
 

 
Emergenza sociale. Nel meridione il 53% degli omicidi volontari nazionali

CATANIA – I reati contro il patrimonio non sono gli unici a rivelare il malessere dilagante. Anche sul fronte degli omicidi, infatti, la situazione del meridione mostra le sue peculiarità. Se secondo il rapporto Eures-Ansa, infatti, il numero degli omicidi in Italia è sceso nel 2012, registrando il minimo storico degli ultimi 40 anni e facendo del nostro Paese uno tra quelli con gli indici più bassi in Europa (un omicidio ogni 100mila abitanti, a fronte di 1,9 in media nell’Ue), lo stesso rapporto conferma come il meridione sia l’area più a rischio, con 279 omicidi volontari nel 2012, pari al 53% del totale nazionale.
L’analisi dei dati delle Corti d’appello ci fornisce una visione più dettagliata. Partendo dal palermitano si registra un lievissimo aumento delle iscrizioni per omicidi volontari (+ 1%), ma un corposo aumento dei tentati omicidi (da 50 a 76, registrando un +44%). A Catania e Caltanissetta aumentano invece gli omicidi consumati (+30% nel territorio etneo) e diminuiscono quelli tentati.(acd)

Anna Claudia Dioguardi

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