Ieri i quesiti sono stati illustrati a Palermo, nell’aula consiliare del Comune, da Saverio Romano, coordinatore nazionale di Cantiere popolare, che ha offerto il sostegno organizzativo all’iniziativa, alla presenza di Rita Bernadini, dirigente radicale. Hanno partecipato sindaci (tra loro il ‘renziano’ Marco Zambuto), consiglieri comunali e parlamentari regionali di vari schieramenti.
Questi i contenuti dei dodici referendum promossi dai radicali di Marco Pannella (un approfondimento sul Qds del 15 agosto): abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, oggi previsto nella formula dei ‘rimborsi elettorali’; libertà di scelta nella destinazione dell’8 per mille con l’abrogazione della norma che prevede la ripartizione della quota tra le confessioni religiose anche per chi non ha espresso una scelta sulla dichiarazione dei redditi; magistrati fuori ruolo, per il rientro nelle funzioni proprie dei giudici cosiddetti “senza toga”, sottratti alla professione e messi a capo di uffici della pubblica amministrazione, ministeri; responsabilità civile dei magistrati; separazione delle carriere dei magistrati.
I referendum si possono firmare in tutti i comuni, nei gazebo sistemati nelle principali piazze cittadine e in altri luoghi in cui presenzieranno i consiglieri comunali che sostengono l’iniziativa.
L’obiettivo è raccogliere 500 mila firme per la consegna in Cassazione prevista il 20 settembre.
Ed ha aggiunto: “E’ incredibile che il Parlamento, organo sovrano, non riesca ad affrontare il tema della riforma della giustizia. E allora ben vengano i referendum proposti dai radicali, in modo da offrire ai cittadini la possibilità di dare una risposta a queste domande”.
Per Rita Bernardini, dirigente ed ex parlamentare radicale, “E’ importante avere riscontrato in Sicilia in questa campagna referendaria il sostegno di forze politiche sia di centrodestra sia centrosinistra, al di là di schemi e appartenenze”.
La Bernardini, in tema di giustizia e di diritti ha ricordato che “in Italia ci sono 5 milioni di procedimenti penali pendenti e ogni anno 162 mila processi cadono in prescrizione”, numeri che dimostrano la necessità di cambiare il sistema che oggi vede una “giustizia ritardata e una giustizia negata”.