Associazioni e politici hanno più volte denunciato l’abbandono e la mancata valorizzazione del sito
RAGUSA – L’ambiente circostante la diga di Santa Rosalia versa nel degrado ed è preda di chi, incivilmente, la utilizza a proprio uso e consumo, senza alcun rispetto delle più elementari norme. Ovunque, infatti, è possibile riscontrare resti di scampagnate, pesca clandestina e quant’altro, come d’altronde testimoniano i rifiuti abbandonati ovunque: dalla stradina che circonda l’invaso, finanche a ridosso delle acque.
Uno scempio sotto gli occhi di tutti, ma che continua, da anni purtroppo, ancora a perpetrarsi a danno dell’ambiente e dell’immagine di uno dei siti naturalistici più interessanti del territorio ibleo. Da evidenziare, inoltre, che i livelli dell’invaso, soprattutto in questo periodo, si sono sensibilmente abbassati, mettendo in crisi idrica interi quartieri e zone extraurbane dei comuni di Modica e Ragusa cui viene erogato il prezioso liquido. Ciò a causa anche delle numerose perdite delle condotte che si dipartono dall’invaso per raggiungere le vaste campagne iblee, nonché dall’aumento delle utenze allacciate alle tubazioni della diga. Diversi gli interventi volti a segnalare sia il degrado ambientale in cui versa la diga, sia il problema della carenza d’acqua, che si riflette come maggiore costo per le famiglie, costrette a ricorrere alle autobotti private.
Nei mesi scorsi, si è registrato un duro intervento da parte dell’associazione Pensare ibleo, secondo cui presso la diga di Santa Rosalia esisterebbe un serio pericolo d’inquinamento ambientale che va di pari passo con il fenomeno della pesca di frodo. “La diga di Santa Rosalia – ha denunciato il presidente dell’associazione, Enzo Pelligra – così come gran parte del fiume Irminio, è nelle mani di vandali e bracconieri. Ovunque è possibile trovare vetri rotti, pneumatici bruciati, resti di banchetti, piatti e buste di plastica, mattoni, carriole di ferro, carcasse di animali morti. E in più, come se non bastasse, serpenti, ratti e animali di ogni genere la fanno da padrone”.
“Centinaia di metri di rete a trama fitta – ha aggiunto – sono quasi giornalmente posizionati nei punti strategici della diga e nei punti d’immissione del fiume Irminio da parte di cittadini non della provincia di Ragusa e stranieri, rumeni in particolare, nel disprezzo più assoluto di ogni regola, certi come sono di non subire alcuna punizione. Il pesce pescato in modo abusivo è poi ceduto nei punti vendita frequentati in prevalenza da stranieri o venduto perfino porta a porta. Tutto ciò senza alcun controllo medico. Basti pensare alle trote immesse di recente e affette da setticemia emorragica virale”.
L’associazione Pensare ibleo ha anche chiesto un intervento urgente della Polizia provinciale, oltre che della Guardia forestale, per un controllo pieno del territorio. “Tra l’altro – ha concluso Pelligra – i numerosi falò che, improvvidamente, sono accesi in differenti zone della diga, in un periodo in cui abbiamo dovuto fare i conti con i devastanti incendi che hanno imperversato sul territorio, possono contribuire a tenere vivo questo pericolo. Si educhino i cittadini comunitari e non comunitari, al pari di quelli nostrani, al rispetto delle regole. Ma se è necessario si puniscano duramente i responsabili senza perdersi in quel buonismo generale di solidarietà verso chi ha solo detto di amare la nostra terra senza mai rispettarla nei fatti e, anzi, oltraggiandola ogni giorno di più”.
In passato sull’argomento è stato registrato anche un intervento di Italia dei valori che, per bocca del coordinatore provinciale Giovanni Iacono, ha evidenziato lo stato di degrado della diga e la sua mancata valorizzazione. “Purtroppo – ha affermato – come spesso accade nella nostra realtà locale luoghi così belli sono paradossalmente abbandonati a se stessi e non curati in maniera adeguata. L’esempio per eccellenza è rappresentato proprio dall’invaso, che oggi è luogo frequentatissimo di turisti, famiglie locali, giovani, dilettanti e agonisti della pesca a carattere nazionale, gruppi ciclistici amatoriali. Ci sarebbero tutti i presupposti affinché questo luogo sia maggiormente fruito, d’interesse e di attrattiva per il turismo locale e non. Invece quello che ci sentiamo in dovere di denunciare è il totale abbandono, rispetto alla pulizia, alla manutenzione stradale e alla mancanza di piccole infrastrutture indispensabili per una maggiore fruibilità del luogo: cestini per la raccolta dei rifiuti, acqua potabile, bagni pubblici, panche, tavoli, griglie, e altro ancora”.
Sulla carenza d’acqua della diga, proprio nei giorni scorsi, si sono registrate lamentele, per la carenza del servizio idrico, da parte di decine di famiglie modicane, alcune delle quali costrette, addirittura a trasferirsi in altre residenze per sopperire alle difficoltà.
“È assurdo – ha denunciato un residente di via Rocciola Scrofani – patire questo disservizio senza sapere perché. Abbiamo fatto numerose segnalazioni ma, di fatto, dopo quasi una settimana, le cose non sono migliorate, anzi forse sono peggiorate”.
Interessanti progetti rimasti in sospeso
RAGUSA – Per quanto riguarda lo stato di salute delle acque della diga, negli anni scorsi ha preso il via una campagna di monitoraggio dell’invaso finalizzata principalmente alla valutazione dello stato qualitativo delle acque. Tale attività, svolta in sinergia dalla Provincia regionale di Ragusa e dalla Struttura territoriale di Ragusa dell’Arpa Sicilia, prevede prelievi mensili delle acque interne, effettuati con un mezzo nautico messo a disposizione dal settore Protezione civile della Provincia.
In merito alla valorizzazione del sito anche a fini turistici, negli anni scorsi, è stato presentato un progetto alla Provincia che prevede la realizzazione di fattorie didattiche, orti botanici, piste ciclabili, itinerari enogastronomici, e altro ancora. In merito, l’Ente di viale del Fante ha già affidato il progetto in questione che si spera possa concretizzarsi al più presto.
Per quanto concerne, infine, la carenza del servizio idrico in diverse zone urbane ed extraurbane di Modica, dall’Ufficio idrico del Comune fanno sapere che non si tratta di un guasto alla conduttura comunale, ma il problema è da ricondurre, appunto, al servizio fornito in queste zone dalla diga di Santa Rosalia, dove in questo periodo i livelli dell’invaso si sono sensibilmente abbassati. “Per quello che è di nostra competenza – hanno precisato da Palazzo San Domenico – possiamo fornire il servizio a domicilio con autobotti. Basta contattarci, fare la segnalazione e provvederemo”. L’amministrazione comunale, dal canto suo, sta cercando di trovare una soluzione attraverso i contatti con il Consorzio che gestisce la diga.