Tumori in età pediatrica, in Sicilia solo due i centri specializzati - QdS

Tumori in età pediatrica, in Sicilia solo due i centri specializzati

Anna Claudia Dioguardi

Tumori in età pediatrica, in Sicilia solo due i centri specializzati

venerdì 20 Settembre 2013

Tra carenze strutturali e diffidenza, il 30% dei pazienti siciliani decide di migrare. In Lombardia sono nove. 150 i nuovi casi nell’Isola ogni anno

CATANIA – Sono circa 150 ogni anno i nuovi casi di tumori in età pediatrica registrati in tutta la Sicilia. 150 nuovi piccoli pazienti che si imbattono in mostri più grandi di loro. Mostri veri, non quelli delle fiabe. E che hanno bisogno di assistenti che arrivino in loro soccorso per aiutarli in questa lotta, spesso estenuante, per sconfiggere i nemici.
In tutta Italia tale l’assistenza viene organizzata dall’Aieop (associazione italiana di Ematologia e Oncologia pediatrica). Una rete di 55 centri, di cui due situati in Sicilia: la “divisione di Ematologia ed Oncologia pediatrica” presso la clinica pediatrica del Policlinico di Catania e la “U.O. Oncoematologia pediatrica” presso l’ospedale dei Bambini – Arnas Civico di Palermo.
Guardando alla distribuzione dei centri Aiop sul territorio nazionale viene subito in mente una disparità di distribuzione, non calibrata al numero di abitanti per regione. In Lombardia troviamo infatti nove centri, con un rapporto di circa uno per un mln di abitanti, e ancora, in regioni più piccole come le Marche, sale addirittura tale rapporto con tre centri per una popolazione di 1,5 mln. In Sicilia il rapporto è di un centro ogni 2,5 mln di abitanti. Sebbene, quantitativamente tale discrepanza sia effettiva, la professoressa Giovanna Russo, responsabile del centro di Catania, sfata tali sospetti asserendo che in Sicilia il numero dei centri è perfettamente calibrato alle effettive esigenze e che, il soprannumero in alcune regioni potrebbe essere spiegato dalla specializzazione di tali centri nel trattamento di determinati aspetti della malattia.
Le carenze siciliane nel settore sono piuttosto altre. Il Piano sanitario regionale 2011/2013 sottolinea infatti la persistente mancanza di una neurochirurgia infantile e di un centro di chirurgia oncologica ortopedica di alto livello, con la conseguente esigenza di rivolgersi a centri del Nord Italia, causa di un flusso migratorio pari al 15% per entrambi i Centri. “Se la neurochirurgia può essere ugualmente offerta ai bambini dalle unità operative di neurochirurgia non dedicate solo ai bambini – spiega la professoressa Russo – più difficile è fornire una assistenza di ortopedia oncologica di buon livello. Quello che facciamo noi, quando un paziente con un problema complesso ci viene riferito, è di provvedere per tutta la parte medica e di supporto e di inviare il paziente in altri centri del Nord solo per la parte chirurgica laddove le competenze siciliane non siano sufficienti”.
 
Ma la carenza strutturale non spiega da sola la persistenza di flussi migratori in questo ambito sanitario. “C’è anche una piccola parte di migrazione sanitaria anche per situazioni cliniche che potrebbero essere curate da noi: ciò nasce dalla disinformazione, dalla diffidenza. Sia noi che i colleghi di Palermo cerchiamo sempre di contrastare questi fenomeni migratori: le nostre strategie prevedono informazione alla famiglia e soprattutto ai pediatri di base, chiarezza alle famiglie con spiegazione della totale adesione ai protocolli nazionali ed internazionali; stretta collaborazione con i centri del nord che spesso "rifiutano" il paziente o comunque lo reindirizzano da noi, promozione della multidiscipinarietà con coinvolgimento attivo di altri specialisti, offerta di una assistenza globale”.
 

 
Giovanna Russo: “Potenziare le strutture esistenti”

CATANIA – Colmare questa lacuna è quindi il primo passo per garantire le cure più adeguate in loco. È d’altronde questo il primo punto del Piano sanitario regionale 2011/2013. Ma la professoressa Russo sottolinea che, allo stato attuale, non si stia facendo molto e ribadisce l’importanza di colmare il problema potenziando le strutture in loco, piuttosto che scegliere la strada di convenzioni con altre strutture, già sperimentata in altri ambiti e rivelatasi inefficace. Ma la realtà isolana non è solo inefficienza, molti sono infatti i campi in cui i due centri eccellono “Presso il nostro centro posso citare il laboratorio di biologia molecolare dedicato che costituisce anche laboratorio centralizzato italiano per alcuni test (dr. Luca Lo Nigro); l’assistenza ai bambino con malattia drepanocitica con linee guida nazionali coordinate dalla sottoscritta; il protocollo europeo del neuroblastoma a rischio intermedio, di cui il Prof. Andrea Di Cataldo è "principal investigator"; assistenza psicologica globale (la dr.ssa Cinzia Favara è leader nazionale ed europeo nel settore). Per quanto riguarda Palermo – conclude – le principali tematiche sono le immunodeficienze primitive e i tumori rari”.

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