La Società italiana di cardiologia geriatrica (Sicge) ha organizzato una giornata di studio. Fascia-pericolo: i soggetti più colpiti hanno un’età media tra i 70 ed i 75 anni
PALERMO – Lo scorso 13 settembre la Sicge (Società italiana di cardiologia geriatrica) ha organizzato una giornata di studio sui problemi cardiologici in età avanzata trattando prevalentemente: scompenso cardiaco cronico, problemi aritmici, cardiochirurgia e cardiologia interventistica nell’anziano. Temi di estrema importanza ed attualità , soprattutto se consideriamo i dati forniti dall’osservatorio epidemiologico regionale e dall’Istituto superiore di sanità che risultano essere decisamente allarmanti: nel 2008 la mortalità maschile dei soggetti che superavano i 65 anni di età in Sicilia era del 41 per mille a fronte di una media nazionale del 37 per mille; così come la mortalità femminile era del 34 per mille in Sicilia contro una media nazionale del 28 per mille. Naturalmente questo scarto differenziale si ripercuote per ogni fascia d’età.
Bisogna tener presente che in tutta Italia gli ultra 65enni costituiscono il 21% della popolazione totale, percentuale destinata a crescere nel corso dei prossimi anni. Dunque è evidente come i problemi derivanti dalle malattie cardiovascolari acquistino una vera e propria rilevanza sociale.
Queste malattie rappresentano la principale causa di mortalità. Spesso accade di ritrovare nell’anziano, congiuntamente a queste patologie, altri tipi di morbosità: il 60% degli ultra 65enni soffre di artrosi, il 20% di diabete mellito e il 10% è colpito da demenza, che raggiunge il 40% dopo gli 85 anni. La coesistenza di patologie croniche cresce con l’età, in media i 75enni ne contano tre.
A tal proposito possiamo citare il contributo del dottor Alessandro Boccanelli (co-fondatore Sicge e past president dell’Anmco) : “Il profilo clinico del cardiopatico anziano richiede un approccio di cura interdisciplinare. Gli operatori sanitari devono necessariamente possedere le competenze che garantiscano la dovuta attenzione alle patologie croniche preesistenti che influiscono sull’aderenza alla terapia e sull’efficacia, badando alle conseguenze sulla qualità di vita del paziente”.
Una critica parziale al metodo di studio di queste malattie ed alla relativa applicazione sui pazienti arriva dal professor Niccolò Marchionni – presidente Sicge e ordinario di geriatria all’Università di Firenze- che dichiara: “Nella maggior parte dei casi gli studi si limitano ai pazienti di 50/60 anni, prevalentemente uomini, affetti da una singola patologia. Al contrario, nella realtà accade che le malattie cardiovascolari colpiscono sempre più individui dell’età media di 70/75 anni con la compresenza di più malattie. Di conseguenza, si registrano delle complicazioni da parte dei cardiologi nell’applicazione delle cure a questi ‘nuovi’ pazienti. Occorre prestare la dovuta attenzione alla scelta dei trattamenti, valutando attentamente gli eventuali rischi o benefici che apporteranno sulla vita del paziente”.
La Sicge è stata fondata nel marzo 2012 ed integra le specialità di cardiologia e geriatria, ponendo l’accento sul cardiopatico anziano. Lo scopo che si propone è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e gli operatori sanitari, promuovendo la ricerca su questa fascia della popolazione.
Fattori di rischio. Sovrappeso, obesità e diabete
L’aumento di malattie e mortalità cardiovascolare si accompagna all’aumentata frequenza di alcuni fattori di rischio cardiovascolari come sovrappeso, obesità e diabete. Purtroppo, in merito a tali fattori, la Sicilia vanta un triste primato: la media siciliana di fumatori è nettamente superiore rispetto a quella nazionale (22,7% contro 22,3%); fra il 2000 ed il 2009 i tassi di mortalità per diabete sono molto più alti del valore medio nazionale. La percentuale di individui in sovrappeso aumenta passando dal Nord al Sud del Paese con percentuali particolarmente elevate nella nostra Isola (36,6%). Ulteriore fattore di rischio è costituito dall’inattività fisica che anche in questo caso risulta essere superiore al Sud rispetto al Nord (50%). La Sicilia è la regione in cui è maggiormente diffuso il diabete, dopo Basilicata, Calabria e Campania. E’ bene dire che al fine di ridurre le malattie cardiovascolari risulta indispensabile un cambiamento dello stile di vita e del regime alimentare, spesso coadiuvato da un adeguato trattamento farmacologico. Buona abitudine è quella di sottoporsi periodicamente a controlli che rintraccino l’insorgenza di malattie asintomatiche.