Parramu carcàraru al colto ed all’inclita - QdS

Parramu carcàraru al colto ed all’inclita

Parramu carcàraru al colto ed all’inclita

giovedì 10 Settembre 2009

Riportiamo il nobile siciliano tra la gente

La lingua siciliana non è rozza né volgare. Molti ignoranti che hanno respirato l’aria del continente cercano di parlare con la lingua di fuori. Si tratta, ovviamente, di parvenus, gente cioè che non capisce come coniugare le tradizioni e il loro modo di esprimersi naturale, mettendo insieme passato e futuro.
La Lega Nord, che è molto sensibile ai problemi della gente comune, ha tirato fuori la questione di consentire l’insegnamento del dialetto anche nelle scuole, fatto che già accade in Liguria ed in Sicilia. Qualche intelligentone ha subito confutato questa necessità: è meglio fare un’ora di inglese piuttosto che un’ora di dialetto.
Non si capisce perché non si possano fare entrambe le ore. La questione che viene in evidenza all’opinione pubblica non è di tipo squisitamente linguistico, ma ha radici più profonde, nel modo di comunicare tra le persone e nel modo di intendersi. In questo campo la pubblicità ha aiutato molto la divulgazione dell’italiano, perché i suoi slogan sono sempre chiari, semplici, diretti, ma anche evocativi, cioè tendono a suscitare emozioni.

Parramu carcàraru al colto ed all’inclita. Se ci fate caso quando incontriamo un nostro corregionale, che risiede negli Stati Uniti, in Germania, in Gran Bretagna o in altra nazione, ci mettiamo a parlare subito in vernacolo. A proposito, consigliamo vivamente di leggere il settimanale maremmano “Il Vernacoliere” (www.vernacoliere.com), esempio di come si possa fare cronaca e umorismo in stretto linguaggio locale.
È un piacere colloquiare con un siculo-americano. Molti aderiscono alla Niaf (National italian american foundation), che celebra la sua festa annuale con la partecipazione del presidente degli Stati Uniti.
Dunque, la lingua siciliana ha profonde radici che vanno proiettate in avanti e questo può avvenire solo se la utilizziamo tutti i giorni. Dispiace, invece, constatare che le mie due figlie, quarantenni, parlano poco il siciliano e mia nipote, decenne, non lo parla affatto. Per questo, mi rivolgo a lei spesso in lingua sicula, che però non capisce ed io gliela spiego.

 
Ci tirau ‘n’ sucamele ca u’stinnichiau ‘n’terra senza mancu fallu pipitiare. Una frase che fece vincere un concorso ad un nostro corregionale, qualche decennio fa, sulle frasi compiute e in stretto linguaggio locale. Vorremmo che non solo quelli della mia età, ma tanti giovani nelle discoteche e nei pub si confrontassero usando il siciliano e, perché no? Parlando in inglese.
Sentiamo il solito criticone: ma così si trascura l’italiano. Non possiamo pretendere che tutti parlino il linguaggio della Crusca, ma parlare e scrivere nella lingua nazionale è frutto di buon insegnamento che deve avvenire a scuola.
Ribadiamo che la questione del linguaggio non è l’alternativa tra siciliano, italiano e inglese, ma la capacità di parlare in tutte e tre le lingue, addizionandone altre.

In Svizzera, quasi tutti i 7,8 milioni di abitanti sono quadrilingue ed, inoltre, parlano fra di loro in dialetto locale. Per chi parla una o due lingue, apprendere la terza o la quarta è molto più facile da chi usa solo la propria. Ciò accade perché il nostro cervello si abitua ad usare più linguaggi, che devono essere alimentati da opportune letture di giornali e libri stranieri.
L’auto-addestramento non finisce mai, comporta sacrificio e voglia di fare, per acquisire conoscenze ed essere sempre più abili nell’interloquire con il mondo intero.
Parramu carcàraru al colto e all’inclita. Le inflessioni e il modo di esprimersi lento del palermitano è gradevole e divertente, come ci fanno constatare Ficarra e Picone. Anche il modo di parlare del messinese e del ragusano esprimono tradizioni e origini importanti. Così via per le altre province non citate.
Il linguaggio fa parte della presa di coscienza dell’Autonomia siciliana e vorremmo che il presidente della Regione, quando incontra Bossi o Calderoli, li salutasse con la nostra lingua. Parimenti, quando andrà (se sarà invitato) alla festa del Niaf possa salutare i propri connazionali in siciliano ed il presidente degli Stati Uniti in un buon inglese.

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