Condizioni disumane per i detenuti siciliani. Sono 1.500 in più della capienza regolare - QdS

Condizioni disumane per i detenuti siciliani. Sono 1.500 in più della capienza regolare

Serena Giovanna Grasso

Condizioni disumane per i detenuti siciliani. Sono 1.500 in più della capienza regolare

sabato 12 Ottobre 2013

Vicina la spada di Damocle della Corte europea: per maggio 2014 è prevista la condanna all’Italia. Anche l’Isola potrebbe beneficiare dell’amnistia e dell’indulto proposti dal presidente Napolitano

PALERMO – La situazione carceraria italiana non è affatto delle migliori. Certamente non mancano i casi di regioni virtuose, ma sono ancora in troppi a non rispettare le normative ed ancor prima la dignità dell’uomo. Il problema carcerario andrebbe sollevato anche se si trattasse di una sola regione inadempiente, perché si parla della violazione dei diritti dell’uomo da cui nessuno può prescindere.
Sono tredici le regioni in cui la situazione di sovraffollamento raggiunge limiti insostenibili. I dati più allarmanti giungono dalla Campania che ospita quasi il 40% in più dei detenuti consentiti; l’Emilia Romagna con il 60%; il Lazio con il 50%; la Lombardia con il 45%; la Sicilia con oltre il 30%. Il dato siciliano è in miglioramento rispetto al 2012 poiché si è passati da 7.870 carcerati a 6.987 su una capienza massima totale di 5.540, ma restano ancora 1.447 detenuti di troppo. C’è da dire che l’Isola conta sette istituti in più della Lombardia e possiede il doppio di penitenziari rispetto al Piemonte quasi a parità di popolazione. I dati sono estrapolati dalla statistica del ministero della Giustizia del 30 settembre 2013.
A tal proposito si è espresso il presidente della Repubblica aprendo un dibattito che negli ultimi giorni sta infiammando gli animi dei più. Napolitano, partendo dalla condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo che ha dato all’Italia un anno di tempo per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, lancia un messaggio alle Camere. Molteplici potrebbero essere i metodi risolutivi, ma non tutti permetterebbero la correzione del sistema in un lasso di tempo tanto ristretto. Dunque, la soluzione che potrebbe assolverci dalla condanna sarebbe l’applicazione dell’indulto e dell’amnistia. Al contrario il progetto di costruzione di nuovi edifici carcerari spingerebbe troppo in avanti i tempi.
Da una parte la proposta ha ricevuto l’accoglimento del Pdl e del presidente del Consiglio Letta, ma dall’altra parte ha suscitato diffidenza nel Pd. Non sono mancate le fazioni apertamente contrarie come la Lega nord, il cui segretario, Roberto Maroni, si è espresso in favore della costruzione di nuovi penitenziari. Il Movimento cinque stelle spara lingue di fuoco contro il presidente, criticandone aspramente la proposta e dimostrandosi irrevocabilmente avverso.
È evidente l’urgenza di un provvedimento immediato, perché non intervenendo si potrebbe rischiare l’aumento del debito pubblico della giustizia. Infatti, per il caso Torreggiani (dal nome di uno detenuti ricorrenti) la Corte europea ha sanzionato le carceri italiane per un ammontare di 100.000 euro per detenuto. Se, quindi, dovessimo moltiplicare questa somma per il totale di ricorrenti, si giungerebbe ad un maxi risarcimento di 40 milioni di euro, senza contare i reclami che potenzialmente possono ancora essere presentati.
 

Parla il garante dei diritti dei detenuti: opportuna rieducazione e reinserimento
A seguire l’intervista a Salvo Fleres, garante dei diritti dei detenuti per la Sicilia che ha espresso il suo parere in merito alla situazione carceraria.
Il presidente della Repubblica ha ribadito la necessità dell’amnistia e dell’indulto per fronteggiare il sovraffollamento delle carceri. Anche lei, in tempi non sospetti, si è fatto promotore di questi provvedimenti. Ritiene che così le carceri siciliane possano rispettare la capienza regolamentare?
Penso che un provvedimento di amnistia possa contribuire ad alleggerire la situazione di sovraffollamento delle carceri italiane, dunque, anche di quelle siciliane. Il problema, però, sarebbe risolto solo a metà. Se, infatti, è necessario intervenire, oggi, in via straordinaria, è altrettanto necessario evitare che il fenomeno sovraffollamento possa ripetersi. Pertanto, bisogna svuotare, ma bisogna anche evitare di riempire, attraverso provvedimenti di natura preventiva ed alternativa alla detenzione, soprattutto per reati di scarso allarme sociale, ma anche abrogando due leggi che si sono rivelate del tutto inadeguate e particolarmente "carcerogene": la Bossi – Fini, in materia di immigrazione e la Fini – Giovanardi, in materia di tossicodipendenza. Gran parte dell’attuale sovraffollamento è dovuto proprio a queste due leggi.
Quanti detenuti siciliani potrebbero uscire dalle carceri?
La cifra esatta non si potrà calcolare fino a quando non sarà chiara la tipologia di reati e di pene per i quali sarà prevista l’amnistia, sempre che si arriverà, come io auspico, a questa decisione da parte del distratto Parlamento italiano. Un parlamento tanto poco sensibile al problema carceri che ha avuto bisogno dell’opportuno messaggio del Presidente della Repubblica.
L’approvazione dell’indulto o dell’amnistia potrebbe evitare all’Italia la condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo prevista per il maggio 2014?
Si, è esattamente così, e già c’è qualcosa che bolle in pentola, a proposito di sospensione della pena in caso di sovraffollamento. L’indulto e l’amnistia risolverebbero il problema delle carceri soltanto in via temporanea. Ad esempio, per molti reati si potrebbe iniziare un processo di rieducazione, ciò permetterebbe ai detenuti di evitare di incappare nuovamente nella tentazione di violare la legge, dunque si raggiungerebbe una forma di svuotamento delle carceri permanente.
Condivido in pieno la proposta. Il carcere deve essere considerata l’ultima spiaggia. La nostra legislazione dovrebbe privilegiare, soprattutto per i reati di scarso allarme sociale, le pene alternative a quelle detentive. Ma soprattutto dovrebbe essere incrementata l’azione rieducativa e di reinserimento sociale e lavorativo dei carcerati, come espressamente prevista dalla Costituzione. Nella situazione in cui si trovano gli Istituti penali italiani, invece, il lavoro, la formazione professionale, l’assistenza professionale, l’istruzione, etc. costituiscono, spesso, un optional e non un preciso dovere delle istituzioni penitenziarie.

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