Infatti, se genitori, insegnanti ed altri, non pensano in grande, non possono trasferire questo metodo ai piccoli.
La crescita di una Comunità è conseguente a questa capacità di guardare lontano ed in modo positivo.
Purtroppo la grande maggioranza dei cittadini guarda il proprio naso e ragiona in modo negativo, cosicché fa due danni: non riesce a comprendere cosa stia facendo in relazione a quello che fanno gli altri e non fissa l’obiettivo del suo modo di vivere e quindi della propria vita.
Pensare in grande significa essere altruisti, valutare i bisogni del prossimo, quello più debole, e prospettarvi adeguate soluzioni, mettendosi in gioco personalmente.
Pensare in grande non riguarda solo le invenzioni,ma l’organizzazione dei cittadini, diffondendo fra di loro valori etici, primi fra i quali l’equità e l’osservanza delle regole sostanziali, non quelle burocratiche, che sono inutili.
Ènotiziadiquesti giorni che Ilham Aliyev, presidente dell’Azerbaijan, è stato eletto, per la terza volta, a capo di quella repubblica ex sovietica. Si tratta di un risultato conseguente alla crescita entusiasmante in termini di Pil, di occupazione (la disoccupazione è appena il sei per cento), e di ricchezza diffusa.
Si tratta di un esempio che andrebbe emulato, come peraltro quello della grande Cina, che è cresciuta per anni con un Pil a doppia cifra ma, anche in questo periodo di recessione, ha avuto un incremento del Pil fra il sette e il nove per cento.
È noto, infatti, che la migliore formazione si esercita quasi senza parole, con atti, con gesti e modi di fare più comprensibili di qualunque frase.
E poi, ci vuole tanta pazienza, perché i piccoli non sempre sono ricettivi.
Spesso vogliono giocare e ne hanno ben diritto. Ecco allora che chi ha la responsabilità della loro formazione, la deve fare come se fosse un gioco: leggera, varia, che colga l’interesse dei bambini e dei ragazzi.
I ventenni della nostra epoca sono quelli che hanno più bisogno di formazione.
Sono portati a emulare quello che avviene nel loro ambiente, ma anche al di fuori, a scuola o in una discoteca, hanno un forte interscambio con tutti i loro coetanei. Sono già in età di godere i diritti politici, ma non hanno ancora la maturità relativa.
Vi è poi una differenza fra ragazzi e ragazze. Queste ultime sono sempre piùmature dei primi, a parità di anni. Anzi, si dice che la pari maturità fra gli uni e le altre deve avere una differenza di almeno dieci anni.
Quando sono abituati da piccoli a ragionare positivamente e poi l’abitudine continua nella fase dell’adolescenza, quasi sempre alla maggiore età i giovani continuano in questa via perché possiedono i requisiti per muoversi con intelligenza ed altruismo.
Ve ne sono tantissimi giovani bravi, onesti e capaci, fra essi vi sono tanti talenti. Peccato che le Istituzioni non li selezionino e non li sostengano adeguatamente, perdendo così una grande ricchezza che la società possiede ma non utilizza a pieno.